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Oddio… Parlano male di Me !

Quando qualcuno, che non frequenta molto internet, ci chiede se e come verificare la sua reputazione on line, la prima cosa che gli diciamo è: “Vai su Google, digita il tuo nome, o quello della tua azienda e vedi cosa ne viene fuori”.

Se il tizio, come dice, non è presente on line, non ne verrà fuori nulla, verrà fuori qualche omonimo, oppure il suo nome sarà citato in qualche elenco telefonico, di città, o similari.

Se è così, tutto bene, c’è lavoro da fare, ma bisogna iniziare da zero.

Se però, sempre lo stesso tizio, viene da noi o ci telefona tutto trafelato dicendoci: “Oddio… sono andato su Google come mi hai detto e parlano male di me”, allora la faccenda si fa più complicata… e diaciamo che si comincia da -10.

La prima tipica domanda che vi farà è: “A chi mi devo rivolgere per far cancellare quelle pagine da Google ?” Leggi il blog

#Twitter: Un “Follow” una miniera preziosissima di informazioni

C’è chi continua ad ostinarsi e a non voler capire che una delle principali attività da svolgere in rete è quella dell’ascolto. Non solo perché ci consente di entrare in punta di piedi in una relazione o in una rete di relazioni, ma anche perché ciascuno di noi forma la propria cultura, la propria conoscenza grazie all’ascolto degli altri.

Questo  non avviene solo in internet, ma anche nella vita di tutti i giorni. Personalmente non sono mai stato un grande secchione, ma ho sempre avuto una grande capacità di ascolto e di osservazione e questo mi ha aiutato molto.

Ma veniamo ad internet e all’uso dei social network. Molti pensano che entrando (aprendo un account) in un social network, la prima cosa da fare sia “parlare” raccontare la propria attività, la propria vita, i propri prodotti.

Io penso che entrare in un social network è come entrare in una miniera, nella quale, se si trova il filone giusto di informazioni si può aumentare di molto le proprie conoscenze, senza dimenticare, specialmente in ambito Business, quando possa essere importate avere i contatti giusti per il nostro lavoro di ricerca. Leggi il blog

ENGAGEMENT, UNA BRUTTA PAROLA INGLESE ALLA QUALE PREFERISCO “RELAZIONE”

Pur parlando sempre di business, pur comprendendo che non posso mettermi a parlare di social network semplicemente per un fatto ludico, cosa che tra l’altro fanno ancora la maggior parte degli utenti, ditemi tutto quello che volete, ma la parola engagement non mi piace.

Avete provato a mettere engagement in Google Traduttore ? Escono le seguenti possibili traduzioni: “impegno, fidanzamento, assunzione, scontro, appuntamento, reclutamento”.

Quale di queste traduzioni letterali vi soddisfa ?

A me nessuna, sarà perché da sempre sono convinto che i “social network” (non i “social media”) hanno un senso se servono per creare delle relazioni “vere” e “one to one” (tra persone quindi).  Non servono per comunicare in maniera unidirezionale, non servono per carpire la fiducia di una persona (di un’azienda) e aggaciarla semplicemente per fare i propri affari. Anche “fidanzamento” come traduzione sarebbe eccessiva, perché indica quasi legame inscindibile e non aperto ad altre relazioni, invece la relazione deve essere basata sulla fiducia, ma deve anche lasciare liberi. Leggi il blog

IL WEB USATO DAL GOVERNO, QUANDO SI DICE LA COMPETENZA

Secondo qualche geniale consigliere del Governo Monti (a meno che non abbiano fatto tutto da soli), aprire il dialogo con i cittadini significa mettere un modulo da compilare sul proprio sito, non pubblicare alcun commento, non pubblicare alcuna risposta, pubblicare tra un po’ un report riassuntivo con quando venuto fuori dalle migliaia di mail dei cittadini.

Peccato che il web 2.0 significa trasparenza, partecipazione, ascolto, condivisione, rapporto uno a uno e non uno a molti.

Diciamolo francamente l’operazione “indicateci gli sprechi” è un’operazione di facciata che sortirà una sorta di effetto placebo in quei cittadini che pensano che basti scrivere un’e-mail, per partecipare, per essere parte di una democrazia, per essere ascoltati.

Fino a ieri le e-mail a detta dello stesso Governo erano 40.000 (oggi pare siano 80.000), i funzionari addetti alla lettura sono 8, quindi devono leggere 5000 e-mail a testa fino a ieri, ovviamente non hanno mandato di rispondere a nessuno, ma al massimo fare una statistica dei temi più trattati. I temi più trattati saranno sicuramente quelli che ciascuno di noi legge sul giornale e che pedissequamente ripete. A che serve tutto ciò ? Leggi il blog

SANITA’ E SOCIAL NETWORK, CONNUBIO POSSIBILE ?

Mi sono soffermato spesso sul modo con cui le aziende possono sfruttare il web 2.0 e dare valore alla loro presenza sui social network.

Ho provato a dare delle risposte in tal senso anche attraverso il white-paper che trovate all’interno del mio blog. E’ interessante ora cominciare a vedere se e come è possibile calare nei singoli settori di attività le teorie che in qualche maniera ho diffuso.

Quello che cercherò di fare è vedere se nel mondo ci sono degli esempi che, a seconda del settore si avvicinano alle teorie che vedono strategico l’utilizzo dei social network e del web 2.0 nel business e nei servizi. Dei veri e propri casi di studio insomma.

Voglio cominciare questa mia ricerca da un settore complesso come la sanità per capire se, nel mondo ci sono esempi che hanno visto la sanità, e le strutture ospedaliere in particolare, servirsi di tali strumenti di comunicazione e relazione.

Come possono, strutture con finalità sociali prima che “commerciali”, fornire servizi web-based innovativi ed efficaci, e soprattutto come possono migliorare la qualità della relazione tra paziente e struttura ospedaliera ?

Potremmo immaginare l’ospedale come il centro di una sanità territoriale nel quale si va a costruire una comunità fatta di cittadini, pazienti, medici, parenti e operatori sanitari che insieme lavorano online e offline per garantire una qualità superiore nei servizi di assistenza, sostegno e prevenzione.

Come in tutti i settori anche nella sanità va operato un cambiamento volto a trasformare l’organizzazione della struttura sanitaria aiutandola ad essere più aperta, collaborativa, trasparente, interattiva e condivisa.

Alcune strutture (molto poche ancora), soprattutto americane, hanno scelto con successo la strada del Web 2.0.

Diciamo subito, però, che quello che appare sono alcuni tentativi interessanti, ma anche che, la maggior parte di questi, sono ancora in una fase sperimentazione ed iniziale.  Leggi il blog

I SOCIAL NETWORK IN AZIENDA, SI CRESCE IN QUANTITA’

Anche le piccole imprese si avvicinano ai social network (ai social media per chi preferisce questa accezione), cominciando ad utilizzarli.

Secondo quanto pubblicato su “Il Sole 24 Ore” da Luca Conti, che prende i dati da una ricerca di IULM di prossima pubblicazione, la percentuale di piccole imprese, che, nel giro di un anno, hanno cominciato ad utilizzare i social media, è passata dal 9,8% al 43%.

Un vero e proprio balzo in avanti visto che fino ad un anno fa, quando parlavi di Social, nelle aziende ti guardavano un po’ straniti e pensavano che tu gli stessi proponendo una sorta di passatempo, mentre loro avevano cose serie da fare.

Nel giro di un anno le cose sono cambiate e ormai sono tantissime le aziende che, o con il fai da te, o con l’ausilio di consulenti ed esperti del settore, iniziano questa loro avventura 2.0.

Il problema di fondo, però, resta sempre lo stesso e cioè con che livello di qualità e con quale capacità di creare valore le aziende affrontano questo nuovo cammino sul web.

La definizione degli obiettivi resta sempre o quasi una chimera, quasi che l’obiettivo vero della presenza sui social media sia “l’iscrizione” al social piuttosto che l’azione sullo stesso. Poca programazione quindi, ma anche poca capacità di monitorare i dati e di fortificare e “fidelizzare” le relazioni. Leggi il blog

L’EMPATIA 2.0 E LA CONOSCENZA ALLA BASE DELLA COMUNICAZIONE DI OGGI

Riflettendo da un po’ di tempo su strumenti e strategie che portino l’azienda del terzo millennio ad utilizzare la rete, ad utilizzare il web 2.0 e i social network non posso dire di aver trovato strumenti totalmente esaustivi e completi allo scopo.

Ho detto che, per avere valore, un’attività aziendale sul web deve avere ben precisi gli obiettivi e i risultati da raggiungere. Solo in questo modo sarà possibile stabilire una strategia e una pianificazione operativa degna di questo nome. Solo così si sarà in grado di trovare gli strumenti utili allo scopo.

Come prima cosa si deve ribadire il concetto che le relazioni e le conversazioni che avvengono sulla rete devono divenire patrimonio aziendale, cioè l’azienda deve essere in grado di farne tesoro (conservarle) e se possibile di “utilizzarle” per gli “scopi aziendali”.

C’è bisogno quindi di conoscere a fondo la propria azienda, le persone che vi lavorano e le attitudini che ciascuno ha. Solo così si sarà in grado di intessere relazioni “vere” e non falsate dal tecnicismo o dall’impaccio di un qualcosa di costruito. Leggi il blog

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