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I social network usati nell’education e nel business

socialeducationIl prossimo 14 e 15 dicembre a Foggia si terrà la prima edizione del SIEB Salone internazionale dell’informatica dedicato alle tecnologie per l’informazione, la comunicazione e la formazione, nei settori dell’Education e del Business.

All’interno del salone saranno diversi i temi trattati tra cui cito:

  • il Cloud Computing
  • la Robotica
  • i Social network
  • l’Orientamento
  • le Smart city e smart school
  • l’ICT per l’inclusione
  • l’ICT per la medicina
  • il Gestionale
  • la Privacy
  • il Cyber crime e il Cyber warfare
  • la Gestione documentale
  • la Domotica
  • i Corsi di formazione sulle tecnologie per la didattica

A proposito di Social Network il 14 dicembre alle ore 17,30 presso la sala Gamma del padiglione 71 della Fiera di Foggia si terrà il workshop: I Social Network: un’opportunità per l’Education e il Business ?

Il Prof. Luigi Fabrizio tratterà il tema: I Social Network come opportunità di scambio e apprendimento nel quale illustrerà i risultati di una sperimentazione in alcune classi di una scuola superiore di secondo grado nella quale si è valutato se i social network potessero avere una valenza pedagogica ed essere usato come ambiente di apprendimento. Dalla sperimentazione è venuto fuori che ci sono punti di forza e criticità sui quali è possibile trarre indicazioni concrete.

Per quanto riguarda me, parlerò del rapporto dell’azienda con l’ambiente social con le opportunità da cogliere e un’aorganizzazione interna da rivedere.

Saper “leggere” (ascoltare) i social, le persone i propri clienti, avere fiuto per un mercato che pure è presente sulla rete, come è possibile agganciare opportunità di business.

Due temi interessanti quindi che cercheremo di sviscerare in 60 minuti.

Al SIEB sarà possibile visitare gli spazi espositivi delle aziende leader del settore e prendere parte a tanti  convegni, seminari e tavole rotonde di approfondimento tutte incentrate sull’innovazione nel  mondo Education e Business.

L’ingresso è gratuito, basterà pre-registrarsi per ottenere il pass digitale, che farà evitare la fila alla reception.

Il ruolo dell’e-mail marketing, una ricerca di e-Circle

Interessante, la pubblico volentieri:

“eCircle, ha reso noti i risultati dello studio “Email Marketing su ciclo di vita dell’utente. Sogno o realtà per le aziende italiane?” condotto a livello locale con l’obiettivo di ottenere una visione generale sullo stato di evoluzione delle strategie di email marketing in Italia con particolare focus su quei programmi che prevedono comunicazioni personalizzate per consumatori e clienti.

La ricerca, che ha coinvolto oltre 240 Responsabili Marketing, Marketing Manager e Online Marketing Manager italiani, rivela in primis come le aziende italiane siano ancora poco focalizzate sull’email marketing: circa il 60% dei marketer coinvolti nell’indagine dichiara che in azienda vi è solo una persona dedicata all’attività di email marketing (nel 41,2% dei casi part-time).

Le aziende italiane si confermano sicuramente meno attive rispetto ad altri Paesi europei, come Germania o Regno Unito, anche per quanto riguarda la personalizzazione di messaggi e contenuti inviati agli utenti, siano essi clienti o potenziali clienti. Sono già un discreto numero i marketer che raccolgono informazioni sul comportamento relativo alla newsletter (59%), informazioni geo-targetizzate (40%) o legate alla navigazione web (30%). Di questi però solo meno della metà le utilizza effettivamente per inviare comunicazioni personalizzate ai singoli utenti o a gruppi con caratteristiche analoghe.

Perché i marketer non utilizzano i dati raccolti, seppur preziosissimi, per identificare contenuti e informazioni più rilevanti per i destinatari? Questo limite è sicuramente da imputare al fatto che in molti casi le aziende non hanno ancora implementato alcuna integrazione tra la piattaforma utilizzata per l’attività di email marketing e gli altri sistemi tra cui CRM, tool di web analytics, piattaforme di gestione del sito e-commerce, piattaforme di social CRM ecc. Solo il 34,2% dei marketer coinvolti nell’indagine conferma di beneficiare dell’integrazione tra la piattaforma per email marketing e quella di web analytics, mentre la percentuale delle aziende che la integrano con un sistema CRM è ferma al 23% e al 16,7% per le piattaforme di gestione dello shop online.

In linea con quanto emerso nelle precedenti domande anche la risposta al quesito chiave dello studio “Avete già implementato un programma di messaggi automatici su ciclo di vita del cliente?”. Solo il 18% degli intervistati dichiara di aver già scelto questa strategia mentre la maggior parte (71%) si affida ad una strategia di email marketing ancora molto “basic”.

Tra i marketer che hanno implementato questi programmi, il 46% si dichiara soddisfatto e ne conferma l’efficacia, con un 38,5% che dichiara di aver ottenuto un aumento delle performance pari al 50%. Tra i principali vantaggi dei programmi di email marketing su “ciclo di vita” i marketer italiani registrano aumento della fidelizzazione (69%), aumento del ROI (50%) e aumento della customer satisfaction (42%).

“Questa ricerca che ha coinvolto oltre 240 marketer italiani è stata per noi un ottimo strumento d’indagine che può aiutarci a comprendere meglio lo stato di evoluzione del mercato italiano e a prendere di conseguenza importanti decisioni a livello strategico e di business,” ha commentato Maurizio Alberti, Managing Director di eCircle Italia. “Nonostante le aziende italiane siano ancora piuttosto indietro in ambito email marketing, sono ottimista per il futuro perché i dati della ricerca dimostrano che i benefici apportati da queste azioni in termini di incremento del ROI, fidelizzazione e customer satisfaction vengono effettivamente riconosciuti dai marketer. Un dato molto interessante riguarda la propensione verso queste tipologie di programmi di email marketing anche da parte delle aziende che non li utilizzano attualmente: il 33% dei marketer che non le ha ancora implementate dichiara di volerlo fare entro prossimi 12 mesi. La sempre maggiore apertura dei retailer stranieri a queste strategie, con evidenti risultati, offre inoltre una forte spinta alle realtà italiane nel seguire questo percorso. La soddisfazione espressa dalle aziende intervistate è fondamentale per la crescita del nostro business”.

L’indagine, condotta da eCircle in collaborazione con Human Highway, è stata realizzata durante il mese di settembre tramite una survey online.

Per scaricare l’Executive Summary dell’Indagine “Email Marketing su ciclo di vita dell’utente. Sogno o realtà per le aziende italiane?” cliccare qui

Per scaricare le immagini con i grafici dello studio (solo per uso stampa) cliccare qui”

 

Crowdsourcing e Social Network per una Pubblica Amministrazione Smart – #smau – #sce2012

Una Smart City è tale, come abbiamo detto, se concede spazio ai suoi cittadini. In pratica se i suoi Smart Citizens riescono a partecipare la vita della città stessa. Del resto molte delle applicazioni per smart city, anche quelle più tecnologicamente avanzate, hanno miglior successo se riescono ad ottenere dati ed informazioni dai cittadini stessi, dagli utenti (se vogliamo usare una vecchia accezione). Un esempio tra tutti potrebbero essere le segnalazioni sul traffico o su disservizi. Una Smart City ha bisogno quindi delle intelligenze dei suoi cittadini e quanto più riuscirà a coinvolgerli tanto più sarà in grado di soddisfare le esigenze di tutti ed essere vivibile e a misura d’uomo e del nostro tempo.

Si sta affermando (o meglio si spera che si possa affermare anche nella PA oltre che tra le imprese) in quest’ultimo periodo una nuova modalità per mettere in campo progetti, chiedere contributi di idee, valutare possibili impatti sul mercato, nel caso delle aziende, sul territorio, nel caso delle Pubbliche Amministrazioni e degli enti territoriali, si chiama “Crowdsourcing”.

“Crowdsourcing”  per la PA significa far partecipare i cittadini alla vita della città con la possibilità di proporre: idee, progetti, soluzioni.

Il “Crowdsourcing” che in fondo significa “condivisione delle intelligenze” consente ad ogni cittadino, in maniera moderata o meno, di inserire una sua idea, esprimere un parere su un’idea già esistente, fare in modo che altri valutino/votino e aggiungano pareri a una particolare idea progetto, o a una proposta. Attraverso questo sistema l’amministrazione comunale, o una qualsiasi PA, può sapere in partenza il gradimento di una proposta e ottenere ulteriori idee e proposte attraverso il sistema, appunto, delle “intelligenze condivise”. Del resto, è ormai risaputo e rientra nell’aneddotica che:“se io ho un’idea, tu hai un’idea, abbiamo un’idea a testa, se queste idee le condividiamo abbiamo due idee a testa”. Meglio ancora se queste idee sono condivise e migliorate da molti.

Con questo sistema si potrà proporre al cittadino una serie infinita di progetti sui quali l’amministrazione ha intenzione e voglia di coinvolgere la cittadinanza: il bilancio, la destinazione di un’area o di una piazza, la realizzazione di un evento e tanto altro ancora.

Non è fantascienza o fantapolitica, è la possibile realizzazione di una Smart City attiva che veda la partecipazione dei suoi smart citizens. Una smart community cittadina.

(Entra pure gratis con me a SMAU)

Smart City ? Diciamo Smart Citizen !

Sempre più oggi si parla di Smart City, della città intelligente. Rispetto a questa definizione fino a qualche tempo si pensava e si pensa ad una città fortemente tecnologica dotata di sistemi in grado di ottimizzare la sua stessa vita, i suoi costi, l’impatto sull’ambiente, la mobilità, le telecomunicazioni, le infrastrutture in genere.

Tutto vero, però è chiaro, come si è notato con tante innovazioni tecnologiche in tanti campi, che nessuna innovazione funziona se non diventa di pubblico e comune utilizzo.

La stessa internet è diventato un strumento di comunicazione e condivisione micidiale nel momento in cui le connessioni, i PC e la banda sono diventati di più comune utilizzo all’interno delle abitazioni dei cittadini del mondo.

Vuol dire che quindi che le città potranno diventare intelligenti solo se riusciranno a coinvolgere i propri cittadini in questo “gioco di innovazione”. Non solo Smart City quindi, ma soprattutto Smart Citizen. Il cittadino protagonista, il cittadino che rende lui intelligente la città in quanto partecipe del progetto di Smart City.

Per questo motivo, da un po’ di tempo è entrata a pieno titolo nel tema delle Smart Cities, la comunicazione, anzi la condivisione con i cittadini della vita della città.

I sistemi di comunicazione con il cittadino abbandonano l’unidirezionalità Pubblica Amministrazione cittadino e diventano bidirezionali, anzi, multi direzionali, si fanno rete. PA a Cittadino, cittadino a cittadino, Cittadini a PA.

La partecipazione, la condivisione, della vita della città diventa un valore imprescindibile per le smart cities. E’ su questo che molti degli sforzi vanno fatti e si devono fare. Gli strumenti ormai ci sono, vanno solo utilizzati al meglio e con obiettivi precisi.

L’utilizzo del web 2.0, di strumenti che diffondano la partecipazione e la conoscenza, la possibilità di segnalare con facilità istanze e comprendere se esse siano o meno condivise anche da altri cittadini e avere così il polso della città, è una delle prima attività che Smart City deve mettere in programma. Quanto più la conoscenza sarà diffusa, tanto più sarà alta la partecipazione, tanto più la città sarà efficiente e gradita ai propri cittadini che la vivono e la sentono propria. Non una nuova forma di democrazia, ma un modo per rendere “intelligente” l’attività sul e per il territorio. Quale attività potrà risultare migliore che non quella valutata a priori come ben vista e auspicata dal cittadino ? Quale amministrazione sarà più apprezzata di quella che si apre al dialogo e al confronto per assumere decisioni  ?

si vince solo all'ultima buca, così anche nell'impresa 2.0
Il successo si ottiene all’ultima buca

si vince solo all'ultima buca, così anche nell'impresa 2.0Come nel golf così in un’azienda, anche se il successo si costruisce passo dopo passo, buca dopo buca, bisogna aver chiari gli obiettivi finali ed essere consapevoli che tali obiettivi saranno raggiunti quando avremo centrato l’ultima buca del nostro business “green” (prato per i golfisti).

La metafora del golf, mi piace molto per rappresentare il percorso che ciascun impresa deve fare per poter raggiungere i propri obiettivi di business, in particolare con l’utilizzo delle nuove tecnologie di rete che consentono di condividere, gestire e promuovere progetti in maniera semplice e veloce.

Bisogna però avere bene in mente quale sia e dove sia posizionata l’ultima buca, senza dimenticare però le buche intermedie e il percorso da effettuare per raggiungerle tutte. Quali le tecniche, quali persone coninvolgere, qualli strumenti utilizzare, come riorganizzare la propria azienda, la propria attività.

Ecco perché ho deciso di adottare il campo da golf come immagine del mio blog e della mia comunicazione in generale. Aiutare le aziende e gli enti che in qualche maniera decidono di calpestare il prato 2.0 e le sue sfide è uno dei miei obiettivi.

Buca dopo buca, passo dopo passo, suggerendo le strategie e strumenti giusti. Del resto anche giocando a Golf bisogna valutare, il vento, le traiettorie giuste, gli ostacoli da superare, le dune, le sabbie… Metafora della vita di ciascun imprenditore.

Piccolo vocabolario del web 2.0 e del social media marketing

L’abitudine ad utilizzare termini in inglese specialmente se si trattano temi legati al web e alla comunicazione 2.0 un po’ risulta essere ormai una necessità (non ci sono termini equivalenti) un po’ è un fatto di moda (non posso dire le stesse cose in italiano perché sarei troppo poco “figo”). E allora ? Allora spesso risultiamo (specialmente noi consulenti e comunicatori) poco comprensibili sia nei confronti dei nostri cclienti sia nei confronti dei clienti dei nostri clienti, scusate il gioco di parole.

Di seguito ho provato a fare un piccolo elenco dei termini che potremmo incontrare e che potrebbero risultare sostanzialmente intraducibili. Un elenco che va dai termini tecnologici, a quelli legati alla comunicazione, a quelli legati al mercato e al mondo degli affari in genere. Mi scuso fin d’ora per l’incompletezza di questo piccolo vocabolario, ma vuole essere un piccolo contributo, magari per i non addetti ai lavori.

A
API – Application Programming Interface
. E’ un termine comunemente usato dagli sviluppatori – Un API è sostanzialmente un codice che serve a mettere in comunicazione tra di loro più componenti software.

Avatar
– Sono immagini che si prefiggono di rappresentare le persone. Gli Avatar possono essere un logo, un’immagine, una foto.

B
B2B – Business to Business
, Questo termine o acronimo è comunemente usato per descrivere la tipologia di clienti di un’azienda e quindi la sua tipologia di mercato. In questo caso si tratta di una società che ha clienti prevalentemente Business. Cioè altre aziende.

B2C – Business to Consumer
, Questo termine o acronimo è comunemente usato per descrivere la tipologia di clienti di un’azienda e quindi la sua tipologia di mercato. In questo caso si tratta di una società che ha come clienti direttamente i privati, i consumatori (ad esempio un supermercato).

Blogabbreviazione di Weblog . E’ un sito web simile a un diario. Oggi però moltissime aziende li usano per le notizie economiche, suggerimenti e trucchi, racconto dell’attività aziendale, interventi sul proprio settore di attività. Leggi il blog

Social Media Optimization, qualche consiglio…

Allora, come ho detto, la Social Media Optimization (SMO) fa parte della più ampia strategia di SEO e di presenza sul web di ciascun soggetto, qualunque esso sia.

Nel lavoro che si fa sul web, in una campagna di Social Media Optimization, ovviamente, rivestono una grande importanza i contenuti che sappiano stimolare un’attività 2.0, un’attività social (immagini, video,post nei  blog, commenti, aggiornamenti di stato, i messaggi in bacheca, ecc).

Proviamo ora a dare uno sguardo a: parole chiave, titoli, descrizioni, tag e links.

Le Keywords
Spero di non risultare banale se dico che le parole chiave (almeno quelle giuste) sono i termini che le persone usano per trovare informazioni rilevanti e di interesse nelle loro ricerche.

La scelta delle parole chiave non è così banale. Molto volte, sbagliando, si è portati a pensare che le parole giuste sono quelle che noi pensiamo che la gente e gli opinion leader cerchino. Le parole chiave, quelle giuste, sono quelle che usano le persone nelle loro ricerche.

Google Adwords aiuta in questo senso e fornisce suggerimenti per generare parole chiave, ecco il link:
https://adwords.google.com/select/KeywordToolExternal

Utilizzando, invece, in fase di analisi dei risultati del proprio sito internet,  un sistema di Web analytics, è possibile capire attraverso quali parole, o meglio ancora quali frasi o combinazioni di parole, le persone arrivano alle vostre pagine web.

Facendo questo tipo di analisi, sarà successivamente più facile calibrare la scelta delle parole chiave.

I Titoli
Anche la scelta del nome che diamo ai nostri contenuti non è una scelta di poco conto.
Più che concentrarsi su un titolo sensazionale o controverso come si usa in alcune forme di di marketing, sul web, e ancor di più in un’ottica social, il titolo dovrebbe essere concepito come un “tag title”. In pratica, se vogliamo dirla tutta, sui Social network, il titolo dovrà contenere le parole chiave che corrispondano in maniera esplicita ai criteri di ricerca e ai risultati che il pubblico della rete si aspetta.
Leggi il blog

SEO E SOCIAL MEDIA OPTIMIZATION (SMO), DUE FACCE DELLA STESSA MEDAGLIA

Una strategia di Social Media Optimization (SMO) è parte integrante di una più ampia strategia di SEO (Search Engine optimization). In pratica SEO e SMO non fanno altro che amplificare reciprocamente sia la visibilità sul web che l’attività social. Le due cose non possono essere né scollegate né isolate.

Il Social sul web non è altro che un nuovo canale di distribuzione delle informazioni relative a un brand, a un prodotto,a un canale di informazione.

In pratica il Social, o meglio ancora il web 2.0 è un mezzo incredibile che può aiutare a creare o a potenziare un brand, aumentarne la  visibilità e quindi svilupparne la domanda.

Sul web 2.0. il web partecipato, bisogna essere in grado di raccontare  la propria esperienza, il proprio mercato, i propri successi utilizzando la classica forma del passa parola che aiuta a rendere i contenuti diffusi, individuabili e distinguibili quando vengono cercati sulla rete.

Se questo è l’obiettivo, rendere trovabile facilmente un contenuto quando viene cercato sulla rete, allora siamo di fronte a un’attività familiare o comunque molto vicina a chi usa o gestisce la visibilità di un sito web e cioè al: SEO.

Sappiamo che le persone utilizzano i motori di ricerca come Google, Bing e Yahoo per trovare contenuti pertinenti  ai loro interessi. E’ per questo motivo che i siti internet si ottimizzano facendo in modo di rendere più  facile la ricerca delle sue pagine web all’interno dei risultati di ricerca nei motori (SERP – Search Engine Results Page). Leggi il blog

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