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Webstrategy: E se per un po’ pensassimo a un Temporary Manager ?

business toolsPer Temporary management si intende l’affidamento della gestione di un’impresa o di una sua parte a manager altamente qualificati e motivati, al fine di garantire continuità all’organizzazione, accrescendone le competenze manageriali già esistenti, e risolvendone al contempo alcuni momenti critici, sia negativi (tagli, riassestamento economico e finanziario) che positivi (crescita, sviluppo di nuovi business)…

Inizia così l’ampio paragrafo dedicato da Wikipedia al Temporary Management. In effetti, soprattutto all’estero, ma la cosa sta cominciando a prendere piede anche in Italia, le aziende, quando in difficoltà, o quando vogliono intraprendere nuove strade e sviluppare nuovi business, decidono di affidarsi temporaneamente a dei manager in grado di aiutarle in quella determinata fase e, allo stesso tempo, di trasferire al management e al personale interno la conoscenza sufficiente per poter poi camminare da soli.

Spesso si pensa che possa essere oggetto di Temporary Management solo un’attività gestionale o un’attività di alta strategia aziendale come può essere per esempio un attività di marketing puro o di riorganizzazione del personale, della logistica, dei costi aziendali ecc.

A pensarci bene, invece, potrebbe essere una cosa buona pensare al Temporary Management anche per attività più “semplici” (si fa per dire) come potrebbero essere attività di creazione di un canale sul web aziendale, di un canale di vendita on line, di un’attività di engagement, di comunicazione, di diffusione dei contenuti e quant’altro.

Come dicevo in qualche precedente post oggi è prioritario, utilizzare gli strumenti che la rete mette a disposizione, instaurare con i clienti una relazione, un rapporto di fiducia e di dialogo. In pratica riuscire a fare on line quello che si è normalmente abituati a fare nei propri uffici, nei propri negozi, nelle relazioni con i propri clienti.

Non è semplice dall’oggi al domani però improvvisarsi utilizzatori, anzi, protagonisti del web, ecco perché anche in questo campo l’aiuto di un Temporary Manager può essere utile a partire e a trasferire conoscenze e strategie utili a poter fare poi da soli.

 

Per ulteriori chiarimenti non esitare a contattarmi:

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Webstrategy: Sapersi raccontare, chiave strategica per il successo

raccontarsiPerdiamo molto spesso tempo a disquisire se uno strumento, un accorgimento tecnologico, una piattaforma, un software possano o meno contribuire al successo dell’azienda.

Certamente scelte giuste non possono che favorire tale obiettivo che è poi l’obiettivo di tutte le aziende e di tutti gli imprenditori.

Spesso però ci dimentichiamo che gli strumenti possono favorire il contatto, l’engagement non certo generarlo.

Il contatto, anche nella vita reale, tra persone si genera se c’è interesse. Se ciascuno genera interesse nell’altro tanto da innescare una sorta di scambio vicendevole e “piacevole” di informazioni, sempre più dettagliate, sempre più intime.

L’interesse nel business nasce se ognuno riesce a soddisfare appieno le esigenze dell’altro e se ciascuno riesce a intravedere nell’azione, nell’offerta dell’altro un vantaggio concreto per sé stesso.

Per fare ciò on line non si può fare altre che risultare interessanti attraverso il racconto di sé, della propria attività, del proprio prodotto, della propria iniziativa.

Produrre contenuti interessanti, fare in modo che risultino utili per chi legge, guarda, ascolta e condivide, è fondamentale ed aumenta di moltissimo la capacità di “relazione” dell’azienda.

Essere interessanti però, specialmente nell’epoca della “verità mediatica”, non può voler dire raccontare “storie”… Cioè falsità. Vuol dire essere trasparenti e fedeli al proprio essere in maniera che anche altri possano apprezzarne la veridicità (il valore) condividendo e rafforzando il vostro messaggio.

Sapersi raccontare oggi significa: saper scrivere un buon post con un titolo accattivante, realizzare una buona infografica su un argomento di interesse comune, un bel video, condividere belle immagine, dare informazioni utili, “regalare” consigli…

 

Per chi vuole ulteriori info. Basta un contatto:

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La SEO è morta !? Viva la Social Media Optimization !

seo-vs-smo Intitolava così un articolo di Tim Anderson “The Guardian” alla fine dello scorso luglio. Provo a riportare tali tesi.

Mentre i risultati di ricerca di Google buttano fuori sempre più annunci, utilizzare la SEO per raggiungere il pubblico sta diventando sempre più inutile, e aggiungerei io più difficile.

La domanda è: Può la Social Media Optimization essere la risposta a un’indicizzazione nei motori sempre più sostituita da annunci pubblicitari (AdWords) di vario genere?   Oggi le aziende, coloro che investono in comunicazione su internet, hanno bisogno di prendere in considerazione il fatto che l’interazione sulla rete è sempre più incentrata sul cliente, anzi, direi, instaurata con il cliente. Ecco che l’attenzione nell’ottimizzare la propria comunicazione deve essere sempre più rivolta all’attività che si svolge sui (nei) Social Network, piuttosto che puntare semplicemente a un’attività, sia pure strategica, dedicata all’ottimizzazione delle pagine web nella speranza che Google & C. possa prenderle in considerazione.

La Search Engine Optimization (SEO) è sempre stato un modo di operare, se vogliamo imperfetto. Molto spesso ci si è limitati a migliorare i contenuti web per i robot dei vari motori di ricerca rendendoli però illeggibili o poco chiari per i lettori, per gli utenti dei siti in questione. Senza contare la possibilità di sbagliare la frase di ricerca veramente “ricercata” dagli utenti.

In altri casi, magari si è scelto, ad esempio titoli di pagina incomprensibili ai più tranne che agli algoritmi di ricerca. Mi si dirà, ma se sei un buon SEO Specialist allora questo non accede, vero, ma non sempre.

Secondo Anderson la SEO sta morendo tanto è vero che lui cita un post, diciamo “scottante”, di Dan Graziano nel quale si cita una ricerca effettuata sui risultati proposti da Google nella quale si svela che solo il 13% dei risultati di una ricerca sono “organici”, “il resto sono pubblicità e spazzatura”.

Inoltre, nell’articolo è citato un rapporto di Forrester su come gli utenti della rete nel 2012 hanno trovato i siti da loro ricercati. Il rapporto mostra come i social media stiano recuperando terreno rispetto alla ricerca sui motori e che attraverso di essi vengano raggiunti il 32% dei siti cercati a fronte del 54% raggiunto attraverso la ricerca sui motori.

Un’altra ragione che spinge a pensare che la SEO tradizionale sia in declino è l’utilizzo sempre maggiore di dispositivi mobili che ovviamente puntano sempre più a restituire risultati geolocalizzati magari attraverso l’utilizzo di App.

Forse oggi è meglio cominciare a pensare di interagire direttamente con i propri clienti o potenziali tali. E’ meglio cominciare ad organizzare una migliore comunicazione sui social network anche per meglio essere presenti e visibili sui motori di ricerca.

Le raccomandazioni, il conteggio degli amici o dei fan, dei follower e il loro coinvolgimento potrebbe portare, se fatto bene sempre maggiori risultati per il sito che si intende promuovere. Molto più di un qualsiasi algoritmo non di vostra proprietà

Ma cosa significa ottimizzare l’attività sui social? Ovviamente la comunicazione, anzi la conversazione che va messa in piedi deve essere ben pensata e coinvolgente  che si usino immagini, video, testi, un bel titolo, un sondaggio o qualsiasi altra cosa. L’obiettivo, appunto è essere coinvolgenti e non pensare solo di trasmettere messaggi. Un messaggio senza ritorno è come una bottiglia inviata da un’isola deserta che non raggiunge il destinatario.

Bisogna imparare ad “ascoltare” i dialoghi sui social e agire sui risultati che vengono fuori. Bisogna imparare ad utilizzare un buon hashtag su Twitter, significa essere reattivi e presenti, significa saper rispondere cordialmente, esaurientemente e tempestivamente.

Importante è poi saper integrare i vari canali e fare in modo che puntino al target, sito, prodotto, landing page, azione concreta (acquisto, iscrizione newsletter ecc.) che si vuole ottenere dai vostri contatti.

Ovvio, non è che queste cose siano facili da implementare dalla sera alla mattina, ma oggi supporto e consulenti, tecnologie, formatori possono aiutare l’azienda a fare le scelte giuste e a mettere in campo un potenziale in grado, magari, di incrementare le vendite, ma anche e, soprattutto, di trasformare l’esperienza del cliente.

Il SEO sta morendo? Cambierà ? Una cosa è certa, quello di oggi non ci mancherà !

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Pmi e web 2.0 una questione di organizzazione e strategia

socialandpmiIl web oggi mette a disposizione delle PMI un ambiente favorevole per ottimizzare la propria organizzazione liberando tempo e risorse per gli obiettivi di business aziendali.

Il Web deve essere considerato per due possibili tipologie di applicazioni: una rivolta all’utilizzo di software per la gestione e il controllo dell’azienda in modalità web-based o in cloud, l’altra volta alla promozione dell’azienda, all’engagement, alla vendita on line.

Utilizzare soluzioni web-based facilita la gestione, diminuisce la necessità di investimenti in infrastruttura consente l’accesso alle stesse da qualsiasi postazione l’importante che sia connessa ad internet.

Proprio per questo massiccio utilizzo della rete è sempre più presente, credo che l’utilizzo del web, anche per migliorare la visibilità dell’azienda e per aggredire un vero e proprio mercato che “vive” su internet, oggi la presenza sui social network non solo è necessaria, ma strategica.

Ne ho parlato a Bologna, lo scorso 5 giugno a SMAU Business. Ecco le slide che ho utilizzato.
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#Turboblogging un po’ per noia un po’ come l’uovo di Colombo

turboblogging1Come si può parlare di ricerca e di innovazione nel chiuso di una stanza e far sapere tutto al mondo ?

Secondo me lo staff della Rete Alta Tecnologia dell’Emilia-Romagna che doveva lavora a un’idea per mettere su un evento per la “fabbrica dell’innovazione” ha fatto la sua prima riunione seduta vicino a uno stagno e mentre qualcuno enunciava parole del tipo “l’incontro della tecnologia, della ricerca e bla e bla e bla…” qualcun altro preso dalla frustrazione e dallo sconforto ha cominciato a tirare sassolini nello stagno e qualche onda ha cominciato ad ampliarsi attorno al punto di impatto del sassolino… Effetto conosciuto. Ma poi sempre qualcun altro un po’ per passare il tempo un po’ per rompere le scatole al primo ha cominciato a tirare ulteriori sassolini in un altro punto dello stagno cominciando a creare altre onde che un po’ si fondevano, un po’ ingrandivano, un po’ andavono a contrapporsi alle onde  prodotte dal primo. E pian piano, quasi senza rendersi conto conto un po’ tutti hanno cominciato a tirare sassolini nello stagno e sempre più i cerchi concentrici dei sassolini si intrecciavano come e più dei cerchi olimpici.

Qualcuno allora ha detto: “fermi tutti e se coinvolgessimo dei blogger ?”. In fondo essi sono come i sassolini creano onde, tag e hashtag che si intrecciano con quelli degli altri… per diffondersi un po’ poi dapperttutto…

E così è nato #Turboblogging. Un po’ per noia attorno a uno stagno, un po’ come l’uovo di Colombo.

Veramente una grande idea !

Content Marketing, il contenuto dà forma al contenitore
Al centro i contenuti !
Al centro i contenuti !

Avevo chiuso il 2012 dicendo che il 2013 sarebbe stato l’anno dei contenuti e in effetti pare che sia vero. Ormai tutti dicono che una delle azioni più efficaci che si possano mettere in campo è quella di rendere accattivanti i propri brand, i propri servizi i propri prodotti, attraverso la diffusione di contenuti, utili, interessanti, simpatici o godibili che rendano chi li diffonde o aiuta a diffonderli “simpatico” al pubblico di riferimento.
Si sa che, per questo 2013 iniziato da circa un mese, molte aziende B2B  hanno pensato di investire (e lo stanno facendo) parte del loro budget  in campagne di marketing volte alla produzione e alla diffusione di contenuti che aiutino a generare contatti, a rafforzare la loro brand reputation, ad aiutare e a informare e coinvolgere i propri clienti.

Nel 2013, le aziende che andranno meglio saranno quelle che sapranno mettere in campo innovative strategie di marketing collegate alla diffusione e alla produzione di contenuti.

Ecco quello che potrebbe accedere nel futuro più immediato:

1. Dalla palestra al campo

Se nel 2012 molti marketers e produttori di contenuti (compreso il sottoscritto) si sono allenati sulla rete come se fosse una palestra per produrre contenuti in grado di attirare l’attenzione dei lettori e di generare discussione il 2013 vedrà gli stessi alle prese con la discesa in campo per giocare una partita vera. Ora c’è bisogno di capire se si è vermanete in grado di operare azioni di content marketing in grado di indirizzare il traffico, di generare lead e di favorire le vendite.
Imparando a misurare le azioni messe in campo bisognerà essere in grado di fornire dati significativi e analisi convincenti per dimostrare che tutti gli sforzi avranno avuto un vero e proprio valore per il business.

2. Il sito internet morirà ?

A questa domanda non voglio rispondere in maniera drastica, ma una cosa è certa: I social media e le nuove tecnologie hanno permesso alle singole persone ancor prima che ai brand di curare in maniera dettagliata e capillare la propria esperienza sul web. E’ più facile di un marchio o di una persona, oggi, in una ricerca, trovare la pagina Facebook o il profilo Twitter che non l’homepage del sito di riferimento.
Ovviamente non basta una presenza, quello che va curato per ottenere dei veri risultati è il contenuto ben fatto, di qualità, creativo. Non è vincente quindi la semplice presenza o il semplice contenuto, ma il contenuto di valore.
Il contenuto, anche ben fatto, non potrà essere scritto o realizzato su argomenti casuali, ma dovrà essere realizzato dopo aver ben pensato e analizzato quale sarà il “pubblico” di riferimento. I contenuti, quelli ben fatti, riusciranno, quindi, ad orientare l’utente verso il sito di proprietà dell’azienda. I marketing manager dovranno saper diffondere e amplificare i contenuti che si andranno a creare. Il sito internet quindi non morirà, ma sarà l’approdo finale, il salotto buono, e non la porta d’ingresso dell’azienda

3. Sparare contenuti, non servirà a nulla

Le aziende dovranno convincersi che creare ogni tanto un post, magari realizzato dallo stagista di turno, non servirà a molto.
Quello che avrà valore sarà la personalizzazione dei contenuti, l’originalità e la capacità di orientare gli stessi rispetto  a specifiche categorie di destinatari.

4. Nulla lasciato al caso

I marketers e coloro che andranno generare contenuti dovranno impegnarsi nella creazione dei contenuti perché, come si è detto, essi saranno fortemente pensati per le persone che si andranno a coinvolgere. Bisognerà destinare  risorse  e  tempo sufficienti per pensare e mettere in pratica le strategie relative alla pubblicazione e alla distribuzione di di contenuti attentamente pianificati.

5. Non perdono di potenza l’immagine e innovazione

Anche se parlare di contenuti può far pensare a parole e a contenuti tutti finalizzati ad ottenere risultati, non si può prescindere dal fatto che, la persona che frequenta il web, sia esso un manager che un possibile cliente finale,  cerca un’esperienza positiva, un qualcosa che lo colpisca. Le piattaforme web, non potranno prescindere dal design, ma esso si dovrà accompagnare anche all’innovazione della piattaforma stessa e alla capacità di far sentire libero l’utente nella navigazione e nelle scelte senza troppi passaggi obbligati.

6. Chi fa content marketing è come una redazione

Nel marketing di questo inizio di terzo millennio non può essere statico, i contenuti generati devono ruotare velocemente, la generazione di contenuti deve essere costante. Bisogna agire come una redazione, la velocità è tutto.
Se ad esempio su Twitter è piena di notizie su un argomento di interesse di una determinata società, quella società non può non avere quel contenuto pubblicato sulle sue pagine.
Cambia radicalmente il mondo delle Pubbliche Relazioni aziendali fatte di messagi ponderati a lungo, revisionati, e poi diffusi attraverso la sola stampa o altro canale. Oggi la comunicazione avviene in tempo reale. Il contenuto, il messaggio deve essere sempre “fresco” e attinente al proprio mercato di riferimento.

7. I banner e la pubblicità sono morti !

Dei banner da un po’ di tempo sono stati pubblicati anche i necrologi. Ora che cosa succederà ?
Si comincia a parlare di nuovi nuovi formati per gli annunci pubblicitari, tra questi sicuramente vi troviamo “Flite”, i contenuti sono al centro della sua azione.
In quest modo si pensa che si favoriranno le campagne e  i marchi, facilitando l’engagement, i nuovi leads e le vendite.

Una cosa è certa il contenuto, sia esso scritto, video, o immagine sarà al centro del nuovo modo di comunicare sulla rete. Spariranno sempre più gli editori nel senso antico del termine (coloro che investono per produrre contenuti e poi cercano la pubblicità per sostenersi. I contenuti saranno essi stessi fonte di introito o non saranno) e i nuovi editori saranno gli autori stessi dei contenuti. Quindi o le aziende, o i blogger, o coloro in grado di realizzare contenuti video.

Michele Dell’Edera
A proposito, se vorrete potremo approfondire questo ed altri argomenti a Bari allo Smau il prossimo 6 e 7 febbraio

(liberamente reinterpretato da un articolo pubblicato su Mashable.com)

Ecco il 2013, l’anno dei contenuti, l’anno della social media optimization e non solo

matitecolorateOrmai siamo praticamente nel 2013 e, forse, non si è ancora dipanato un dubbio per i molti che vogliono avvicinarsi all’utilizzo di internet in chiave social e web 2.0. Ma sono più importanti le tecnologie o i contenuti ? Il contenitore o ciò che contiene ? L’App del momento o una buona comunicazione ?

Diciamolo subito le piattaforme web e mobile di oggi favoriscono  molto la comunicazione, la relazione. La rendono più semplice, più immediata, più “condivisibile”.

Ma quante persone (aziende) comunicano oggi sulla rete o attraverso i dispositivi mobile ?

E quante speranze ha un mio messaggio di essere, visto, letto e condiviso ?

Se la mettiamo così possiamo dire che le persone che utilizzano la rete, a prescindere dal dispositivo che utilizzano, sono tantissime e che quindi il mio messaggio o “buca” la rete o si perde nell’oceano delle parole del web.

Assodato che anche le aziende ormai guardano con qualcosa di più del semplice interesse la rete  e i social network come strumento per comunicare con il mondo è altrettanto assodato che c’è bisogno, in questo 2013 che comincia, di un salto di qualità, c’è bisongo di contenuti in grado di attirare l’interesse della propria rete sociale e delle reti sociali di ciascun contatto della propria rete sociale.

C’è bisogno di persone che sappiano dare, a chi ha voglia di comunicare attraverso i social e il web 2.0, un qualcosa di più. C’è bisogno di creare contenuti sempre meglio realizzati e pensati per una social media optimization di alto livello.

Un social copywriter come dice qualcuno, un social media manager, come dice qualcun altro. Una cosa è certa: i contenuti la faranno da padrone e saranno tanto più efficiaci quanto più saranno in grado di utilizzare i “cavalli” (la potenza) delle tecnologie e delle piattaforme a disposizione.

Testi, musica, video, immagini, geolocalizzazione il tutto in un pout pourri di linguaggi comunicativi in grado di attrarre l’attenzione e coinvolgere le persone che vedranno, leggeranno, ascolteranno, rimarranno colpiti dai nostri messaggi.

Un insieme, quindi, di linguaggi o codici di comunicazione in grado di coinvolgere.

Ma allora la tecnologia o meglio le competenze tecnologiche non avranno più importanza ? Secondo me avranno importanza e avranno un ruolo tutti quegli esperti che si metteranno a servizio, o meglio, che faranno squadra con chi lavorerà ai contenuti creando mix sempre più complessi, ma di semplice utilizzo, tra comunicazione e tecnologia.

Immaginiamo delle app particolarmete efficaci, ma anche estremamente user friendly, immaginiamo dei video dai contenuti molto ben studiati, ma anche molto ben montati, immaginiamo la stessa cosa con immagini e infografiche particolarmente accattivanti.

Il 2013 è un’occasione in più per presentarsi al mondo con “grandi” contenuti e con “grandi” contenitori in grado di vincere l’anonimato e, anche, le distanze geografiche che una volta sembravano un ostacolo allo sviluppo di nuovi e vecchi Business.

BUON 2013 !

Michele Dell’Edera

Capacità di Ascolto, un vero e proprio patrimonio

Sarà che siamo abituati a vivere in una comunità (in una folla direi) sempre più interconnessa, sarà che siamo quasi sempre convinti che per farsi sentire bisogna urlare, sarà per tanti motivi come questi che tutti si concentrano di più su ciò che devono dire, sulle proprie ragioni, sul proprio tono di voce che deve essere tanto forte da coprire quello degli altri, che sulla propria capacità di ascolto.

Sarà che per noi ormai la parola “audio” è diventata sinonimo di volume, basso o alto che sia, e quindi un sinonimo del parlare forte o piano, eppure “audio” per i latini significava “sento” “ascolto”.

E’ come se ci si fosse concentrati più sulle ultime due lettere della parola “audIO” e quindi sul proprio “IO” che non sul significato vero della parolo e quindi, appunto, sull’ascolto.

L’ascolto è una delle capacità fondamentali di un uomo e di una donna, tanto più si è capaci di ascoltare, tanto più si è capaci di “comprendere” l’altro.

Può sembrare un discorso semplicemente filosofico, o, ancora peggio, filantropico quello che sto facendo, però non è così. Se pensate che una delle doti principali di un venditore non è quella di sparare alzo zero sul cliente le sue proposte, ma ascoltarlo e comprenderne le sue vere esigenze, capirete subito che la dote dell’ascolto è assolutamente positiva anche negli affari.

E che mi dite dell’utilizzo della rete nella quale tutti, la prima cosa che raccomandano, è la capacità di ascolto, cioè non la pretesa di utilizzare la rete come uno dei tanti media dai quali faccio partire i miei messaggi, ma un luogo dove voglio condividere relazioni.

Proprio per questo sarebbe più il caso di parlare di Social Network che di Social Media… ma questo è un altro discorso di cui già ho parlato.

E’ inutile quindi quando ci approcciamo all’altro partire in quarta e sparare le proprie virtù e quelle del proprio prodotto/servizio. Questo approccio annoia e ormai ha raggiunto i livelli di guardia in quanto a sopportazione e positività di risultato.

Ogni persona, ogni possibile cliente, ha in mente innanzitutto una cosa: il suo problema o il suo obiettivo, la sua azienda.

Se saremo in grado di coglierlo e di segnalargli come lo aiuteremo a risolverlo e a raggiungere il suo guadagno, il suo miglioramento allora saremo stati bravi altrimenti…

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