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Quali gli strumenti e le strategie di Digital Marketing più diffusi ?

Sto dando un’occhiata in questi giorni alle ricerche di Digital Marketing portate avanti e pubblicate da Digital Coach (digital education from USA). Sono tutte interessanti e credo sia interessante andare a darci un’occhiata.

Mi voglio focalizzare oggi sulla ricerca relativa agli strumenti di Digital Marketing più diffusi ed efficaci lo scorso anno. La ricerca è stata portata avanti coinvolgendo 309 professionisti del digitale e ha coinvolto digital professionals, SEO specialist e Aziende.

Anche il campione utilizzato ha preso in esame diverse situazioni di lavoro: i freelance, chi lavora in web agency, chi lavora in azienda, chi lavora presso azienda che fa e-commerce.

Il 60% degli interessanti lavora in piccole aziende che vanno da 1 a 10 dipendenti, con campioni variabili anche per aziende più grandi.

Le strategie integrate al primo posto.

Gli intervistati hanno messo al primo posto tra i fattori decisivi per fare digital marketing le strategie integrate, quindi non singoli processi, ma un insieme di processi finalizzati a obiettivi ben precisi. Altro aspetto importante è la Cultura dei Manager e l’Analytics e la Sperimentazione.  Da non tralasciare anche il budget e il coinvolgimento di un digital manager.

Ma facendo Advertising quali sono stati gli strumenti che piacciono di più agli specialisti ? (dato 2016)

Eccoli:

  • Facebook ADS (82,52%)
  • Adwords KW adevertising (52,75%)
  • Display ADV Google  (39,48%)

Per la cronaca quelli che piacciono di meno sono: Bing/Yahoo, RTB/programmatic, altri circuiti

 Ok l’utilizzo, ma qual’è secondo gli esperti il rapporto tra costo, conversione e costo per vendita realizzata ?

Ecco come si sono espressi gli esperti:

  • In testa resta Facebook ADS con il 63,75%
  • Dopo, ma un po’ distanziato c’è Adwords KW adevertising con il 35,92%
  • Al terzo posto il display remarketing di Google, Facebook o altri con il 22,65%

E gli strumenti che non sono di Advertising ? Quali quelli più utili ?

  • Al primo posto resta la SEO (Search Engine Optimization) 25,57%
  • I canali Social al secondo (intesa come attività organica non sponsorizzata) 21,68%
  • E da non tralasciare le Digital PR 19,42%
  • l’e-mail marketing è ancora valido e utile per il 15,53% dei professionisti intervistati

Secondo gli esperti inoltre risultano meno convincenti ed efficaci il viral marketing e i blog aziendali. Sul discorso Blog (questo lo dico io) ci sarebbe da fare però un discorso molto più ampio relativo ai contenuti e ai contenitori.

Sempre dal dato 2016 ecco cosa hanno detto gli esperti sulle tendenze e gli strumenti più importanti nel web marketing.

Maggiore rilevanza:

  1. Mobile
  2. Video
  3. Content Marketing

Maggiore Crescita (2016-2017)

  1. Marketing Automation
  2. Inbound Marketing
  3. Nuovi algoritmi Google

Salto un attimo tutta un’altra serie di dati che la ricerca on line comunque mette a disposizione e passo oltre.

Quali secondo gli esperti erano le cose ancora non provate che dovrebbero essere state provate nel 2017 ?

Quelle con maggiore interesse sono state:

  1. Linkedin ADS
  2. Pubblicità Youtube
  3. SEO
  4. Blog Aziendale

Quelle con più scarso interesse:

  1. Altro
  2. Bing/Yahoo
  3. CircuitoDisplay e DEM proprietarie

Per concludere proviamo a vedere cosa hanno detto gli esperti su quelle che secondo loro sono le novità tecniche più interessanti in digital marketing e che avranno successo:

Maggiore rilevanza:

  1. Facebook Live (le dirette)
  2. Instagram Stories
  3. BOT per Messenger (risposte automatiche di Messenger)

Minore Rilevanza:

  1. Google Post
  2. Google AMP (Accelerated Mobile PAges)
  3. Facebook Instant Articles

Chiudiamo con il dato che il mondo social ha avuto una crescita esponenziale negli ultimi anni e che non potrà essere tralasciato nelle pianificazioni di digital marketing e nelle strategie integrate.

Se vuoi approfondire sul Digital Marketing non hai che da contattarmi.

    Inbound Marketing, accompagnare il cliente nella scelta

    Inbound marketing, cioè trovarsi al punto giusto nel momento giusto, cioè esattamente quando il tuo potenziale cliente ha bisogno di te. Se pensate alla pubblicità tradizionale che interrompe la fruizione del contenuto o lo disturba, possiamo dire invece che l’inbuond marketing  accompagna il cliente nella scelta.

    Certo l’inbound marketing non si improvvisa, c’è bisogno di competenze, di una strategia, di strumenti utili all’ottenimento dei risultati.

    Anche per l’inbound marketing c’è bisogno di realizzare funnel che ci aiutino a ottenere risultati. C’è bisogno che l’estraneo che giunge a fruire dei nostri contenuti diventi “lettore” e, successivamente, potenziale lead.

    Ma prima di ogni altra cosa: Cos’è l’inbound marketing ?

    E’ un metodo in grado di farti pensare ai risultati che vuoi ottenere, a fornirti strategie utili a “ingaggiare” il tuo potenziale cliente. In pratica, un metodo in grado di farti intercettare le persone che cercano il tuo prodotto, o meglio a intercettare le persone che in quel momento sono “disponibili” a valutare e acquistare il tuo prodotto in quanto rispondente alle loro esigenze.

    Con l’inbound marketing le aziende e i liberi professionisti diventano ciò che i clienti vogliono che siano. Lo diventano grazie alla produzione e alla diffusione di contenuti di qualità, conquistando la fiducia degli interlocutori, favorendo l’arrivo naturale dei potenziali clienti sulle proprie pagine.

    Diciamolo subito, se si ha fretta di vendere, se lo si vuole fare senza farsi conoscere, la strada non è questa. La strada è drogare il mercato con valanghe di advertising, molto dispendiose e non necessariamente efficaci. 

    • Primo passo: farsi apprezzare;
    • Secondo passo: conquistare la fiducia dei propri interlocutori;
    • Terzo passo: guidare l’utente verso le pagine utili ai propri scopi;
    • Quindi: creare, on line, degli inbound marketing funnel.

    Di cosa abbiamo bisogno per fare Inbound Marketing ?

    Abbiamo bisogno, come detto, di un metodo di lavoro che passi attraverso: influencer marketing, video marketing, native advertising e tutto ciò che ti consente di creare contenuti utili per il pubblico.

    Comportandoti così non avrai bisogno di spingere sull’acceleratore per ottenere risultati, verranno nel tempo da soli.

    Come per ogni cosa non c’è una ricetta unica per tutti per fare Inbound Marketing e per creare degli Inbound Marketing Funnel. Ogni azienda, ogni professionista può avere bisogno di percorsi più o meno complessi e dell’utilizzo di uno o più strumenti.  Non è detto che si arrivi immediatamente alla vendita, può darsi che si debba utilizzare i lead generati per fare e-mail marketing, per iniziare un dialogo sui social, ecc. ecc. per poi giungere al risultato atteso.

    Attenzione però che l’inbound marketing non si ferma solo con la vendita. Bisogna mantenere e conservare il contatto con il cliente . Ancora una volta un ruolo fondamentale lo svolgeranno: il nostro blog, i nostri canali social, le nostre newsletter a tema, i gruppi Facebook e Linkedin.

    Qualcuno, già un po’ di anni fa aveva fatto intendere che il Blog era morto e che ben presto sarebbe stato sostituito da altri strumenti. Purtroppo per lui il blog è vivo e vegeto ed è uno strumento che in un funnel di marketing non potrà mai mancare e sarà presente in parecchi passaggi del funnel che si andrà a progettare. Dove mettereste i contenuti se non ci fosse il Blog ? Dove suscitereste l’interesse con contenuti vostri e non mediati da altre piattaforme non di vostra proprietà, dove, e in un luogo solo, i vostri potenziali clienti e i vostri clienti affezionati troverebbero tutto insieme “il vostro pensiero”?

    Il Blog va ad intercettare quel pubblico che prima di cercare prodotti e soluzioni cerca: informazioni e suggerimenti e sono la stragrande maggioranza in internet.

    Fateci caso, scegliete un argomento e vedete quali sono le query di ricerca. La maggior parte delle query sono formulate sotto forma di domanda. La maggior parte dei risultati che vengono fuori nei motori di ricerca sono risposte, il più vicine possibile, a quella domanda.  

    Il cliente: Da possibile contatto a tuo promoter…

    I contenuti del tuo blog saranno decisivi per far giungere i possibili clienti sul tuo sito internet, sapranno che esisti, cominceranno a conoscerti, ad apprezzarti e a darti fiducia, a percepire il tuo valore, a diventare tuo cliente e (si spera) a parlar bene di te.

    Inbound Marketing ! Ne parleremo ancora !

      Tendenze Retail 2018: intelligenza artificiale e coinvolgimento dei dipendenti

      Ultima puntata sulle tendenze retail 2018 venute fuori dalla ricerca portata avanti da Manhattan Associates, Inc.  e che ha portato alla luce cinque tendenze tecnologiche che porteranno i cambiamenti maggiori nel mondo delle vendite in negozio e on line.

      Bisognerà ripartire dall’utilizzo di tecnologie che si basino sull’intelligenza artificiale

      Non sono pochi gli operatori del Retail che hanno cominciato a sperimentare e utilizzare chat-bot e intelligenza artificiale. L’utilizzo di queste tecnologie consente di migliorare i servizi di assistenza ai clienti e il coinvolgimento dei consumatori nella vita dell’azienda e nelle vendite.

      Si prevede che, nei prossimi mesi, i proprietari di attività commerciali punteranno ad utilizzare sempre più tecnologie basate sull’intelligenza artificiale, ad esempio: realtà virtuale e realtà aumentata. Si punterà inoltre a favorire sempre più quelle tecnologie che nella logistica e nel back-end utilizzino sistemi di apprendimento automatico (machine learning).

      La gestione del magazzino si farà sempre più sofisticata nel corso di quest’anno al fine di ottimizzare il lavoro e i tempi di evasione degli ordini dei clienti.

      Quindi, la conseguenza sarà caratterizzata da: miglior servizio e migliore efficienza operativa

      Sarà fondamentale utilizzare soluzioni in grado di coinvolgere i dipendenti.

      I millennials o generazione Y  cioè coloro i quali a cui piace partecipare ai flashmob, che non perdono gli happy hour, acquistano low cost, sono consumatori molto interessanti perché molto attivi, comprano on line, spesso sono youtuber, instagrammer, fashion blogger.

      In pratica sono consumatori 2.0 nati in piena rivoluzione digitale. Molti di loro hanno scelto il retail come settore per svolgere la propria attività professionale.

      Se così è i retailer devono affrontare una sfida molto interessante e impegnativa a livello di engagement: quella del coinvolgimento dei dipendenti. Per farlo i contenuti che questi dipendenti dovranno avere a disposizione dovranno essere: visivi, grafici, personali e digitali. 

      Se si vorrà vincere la sfida retail 2018, gli operatori del settore dovranno andare oltre i tradizionali canali di engagement.

      Bisognerà facilitare la condivisione di pensieri e reazioni, facendo in modo che essa possa essere sempre più intuitiva e creativa.

       

      Per approfondire, chiedimi un contatto:

        Tendenze retail 2018: Sistemi di pagamento mobili più flessibili e automazione integrata

        Continuo ad esaminare quanto emerso dalla ricerca di Manhattan Associates, Inc. e in particolare altre 2 importanti tendenze per il 2018:

        1. La necessità di sistemi di pagamento mobili più flessibili
        2. L’urgenza di un’automazione sempre più integrata

         

        Necessità di sistemi di pagamento mobili più flessibili

        Secondo le previsioni i retailer passeranno sempre più e sempre più velocemente dai tradizionali POS presenti in negozio, a sistemi mobili che consentano maggiore flessibilità e semplicità di pagamento. Ormai sui dispositivi mobili è sempre più facile trovare sistemi come Apple Pay o HiPay e tanti altri che consentono modalità di pagamento innovative.

        Oggi chi acquista non vuole più avere limiti legati alla tecnologia, ma, grazie ad essa vuole accedere facilmente a consigli di acquisto, quando si acquista on line e modalità di interazione veloce ed efficace quando si arriva ad interagire con personale in store.

        I retailer, quasi certamente, nei prossimi mesi chiederanno sistemi POS mobili che aiutino a ricevere i pagamenti in qualsiasi luogo del negozio, non necessariamente in cassa e che, cosa altrettanto importante, gestiscano: inventario. ricerca di prodotti e prezzi, consigli per gli acquisti e i dati dei clienti in un unico strumento. In questo modo grazie a un solo strumento portatile, saranno in grado di migliorare di molto l’esperienza di acquisto del cliente e la personalizzazione di tale esperienza su e per quel cliente.

         

        Urgenza di un’automazione sempre più integrata

        La tendenza degli ultimi anni dei retailer è quella di aver introdotto importanti miglioramenti, dal punto di vista tecnologico, nella gestione del servizio ai clienti, dei flussi di merci, della gestione del magazzino con sistemi di Warehouse Management System cioè software che supporta la gestione concreta ed operativa dei flussi di merce in transito nel magazzino, del controllo della merce e della preparazione delle spedizioni o delle consegne ai clienti.  Inoltre si sono adottati nei magazzini delle aziende sistemi di automazione degli stessi.

        Oggi e nel lungo periodo però, la sfida sta nel trovare un giusto equilibrio tra uomo e macchina. Ci sarà bisogno di sistemi software in grado di sincronizzare il lavoro tra personale che torna ad essere considerato un capitale, e la tecnologia che deve velocizzare e semplificare i processi non sostituire semplicemente le persone come si è pensato fino a ieri.

        Sarà necessario quindi non pensare solo a come automatizzare il magazzino adottando software e apparecchiature, ma si dovrà essere in grado di progettare e gestire per intero il processo.

        Per questo motivo il cloud sarà la modalità obbligata per i retailer per utilizzare software adatto a questi scopi. Il motivo principale sono gli aggiornamenti. In un tempo dove tecnologie e attrezzature evolvono senza soluzione di continuità, sarà fondamentale avere un software che gestisca tecnologie, persone e processi sempre aggiornato e allineato.

        Per approfondire contattami:

         

          Esperienza d'acquisto
          Tendenze Retail 2018: la personalizzazione dell’esperienza d’acquisto

          Grazie a una ricerca e un’indagine portata avanti da Manhattan Associates, Inc. sono venute fuori cinque tendenze in ambito tecnologico che si svilupperanno sempre più nel corso del 2018 e che influenzeranno maggiormente il settore del retail e le strategie ad esso correlate eccole:

          1. Maggiore personalizzazione dell’esperienza di acquistoEsperienza d'acquisto
          2. Sistemi di pagamento mobili più flessibili
          3. Automazione sempre più integrata
          4. Reinvenzione dell’utilizzo delle tecnologie basate su intelligenza artificiale (AI)
          5. Utilizzo più ampio di soluzioni che migliorino il coinvolgimento dei dipendenti

          Proverò quindi a sviluppare 5 articoli nei prossimi giorni che vadano proprio a toccare questi 5 punti.

          Inutile dire che, oggi più che mai, gli attori del retail cercano sempre più nuovi modi per soddisfare i propri clienti e per intercettare nuovi consumatori. Secondo Craig Summers, Uk Managing Director di Manhattan Associates:  “L’innovazione procede a ritmo sempre più veloce, e per questo prevediamo che, nel prossimo anno, i retailer arriveranno a raddoppiare gli investimenti per l’infrastruttura tecnologica”.

          1. Ma andiamo con ordine, in questo primo post proviamo a sviluppare il primo punto, quello legato alla personalizzazione dell’esperienza d’acquisto:

          Oggi i consumatori chiedono sempre più di vivere un’esperienza di acquisto personalizzata e non replicabile da altri.

          Se, secondo quanto riporta The Wall Street Journal con Brendan Witcher, Principal Analyst di Forrester Research, il 90% delle aziende si concentra sulla personalizzazione dell’esperienza d’acquisto del cliente, però c’è solo un 40% dei clienti che si ritiene soddisfatto da questo sforzo dei retailer.  Ad oggi, in effetti, chi opera in store o nei call-center non è stato quasi mai in grado di offrire esperienze realmente personalizzate. Questo perché non c’è ancora stata sul mercato una visione omni-canale dei comportamenti del cliente.

          Nell’immediato futuro bisognerà, grazie alla tecnologia, combinare quei dati non strutturati sulle conversazioni dei clienti,  con informazioni che si collegano in modo strutturato ai dati degli ordini.

          In questo modo il personale di negozi e dei call center potrà migliorare il servizio e avere così clienti più soddisfatti. 

          Spesso chi si occupa di retail fa uno sforzo enorme, economico e tecnologico, per dare risposte alla clientela , ma non riesce a migliorare il proprio customer engagement.

          Così, abbinando il miglior ingaggio (relazione e fidelizzazione) del cliente, facendo tesoro delle sue esigenze personali nell’esperienza di acquisto,  e puntando a un sensibile miglioramento della gestione degli ordini aziendali e dei dati relativi, si andrà verso un miglior utilizzo dei dati in possesso dell’azienda che li trasformerà in informazioni utili ai fini di sviluppare una migliore shopping experience omni-canale, in termini di personalizzazione e ottimizzazione della relazione.

          Ma cosa significa omni-canale ? Ad oggi le aziende sono abituate a seguire i propri clienti con una strategia multicanale, cioè provando a fare con loro engagement e a seguirli su tutti i canali che l’azienda mette in campo. Con una strategia omni-canale, invece, si fa in modo che qualsiasi sia il canale o i canali che il cliente usi per approcciarsi all’azienda, il messaggio, l’approccio e le relative modalità di risposta alle esigenze del cliente siano identiche.

          Più canali un’unica esperienza e un unico insieme di dati in maniera da avere una lettura univoca del cliente.

          Così facendo le aziende riusciranno ad fornire effettivamente, al cliente, la migliore risposta possibile.

          E il CRM ? Inutile dire che il CRM aiuta. L’unica attenzione però che anche l’approccio del vostro CRM nel mettere insieme i dati e le informazioni su quel cliente sia Omni-canale e non multicanale.

          Fonte per l’articolo:  Manhattan Associates, Inc

          Per approfondire contattami !

            Content Marketing, e che ci vuole !

            Capita spesso di sentir dire che per fare content marketing c’è bisogno di sapere scrivere. Ovviamente questo è vero, è come dire che per essere una star della musica bisogna saper cantare.

            Scrivere però è una cosa, scrivere sapendo quali obiettivi bisogna raggiungere, quale sarà o deve essere il tuo pubblico, su quali canali sarà pubblicato il tuo scritto, quale deve essere il risultato, a quale “atterraggio” deve condurre ciò che stai scrivendo è un’altra cosa.

            Certamente il lavoro non potrà essere qualcosa del tipo: “scrivi qualcosa su quel prodotto, su quella linea di prodotti o magari sull’azienda”.

            Proviamo a chiederci:

            • Ma quei prodotti andranno a un pubblico finale ?
            • Ubicato dove ?
            • Qual’è il segmento di mercato ?
            • Cosa dicono sulla stessa cosa i miei concorrenti ?
            • Cosa voglio ottenere con questo scritto ?
            • Dove lo vado a veicolare ?
            • Quali sono i canali più appropriati per la sua divulgazione ?
            • Quale sarà il titolo che userò per colpire il mio pubblico ?
            • Quali call to action (link che conducano ad un atterraggio che dia valore alla mia azienda) inserisco nel mio post ?
            • Riesco a creare (se previsto) un funnel di marketing utile ai miei obiettivi di marketing e commerciali ?
            • Ho parlato con il cliente per sapere qualcosa in più su ciò che devo scrivere ?
            • Ciò che scrivo è in linea con lo stile aziendale ?
            • Se modifico lo stile comunicativo è perché anche l’azienda vuole cambiare ?

            Le domande che ci possiamo e dobbiamo porre sono centinaia. Possiamo concludere dicendo che saper scrivere è il primo degli ingredienti, sapere come e cosa dire è un’altra cosa.

            E’ come dire che il cantante sa cantare, ma se saprà anche “interpretare” la sua canzone emozionando il suo pubblico sarà sicuramente meglio.

            Se volete approfondire contattatemi:

               

              Di cosa ti occupi ? Sapete rispondere a questa domanda ?

              Quando c’è un incontro per affari una delle prime domande che ci viene fatta è: Di cosa ti occupi ?

              Proviamo a fare un esercizio: Proviamo a spiegare con 10 parole di cosa ci occupiamo.

              Avete fatto ?  Magari se volete, inviatemi pure le descrizioni che sono venute fuori !

              Provo ad aiutarvi proponendovi di tenere ben in mente tre aspetti dei quali non potete non tener conto:

              • Cosa fate ?
              • Per chi lo fate ?
              • Perché lo fate meglio degli altri (perché dovrebbero scegliervi)

              Se siete riusciti a tirare fuori quella famosa risposta al “di cosa ti occupi ?”, molto probabilmente avete a vostra disposizione la descrizione breve della vostra azienda e, magari, tutti gli elementi per creare il vostro payoff aziendale.

              Il racconto vostro e della vostra azienda dovrebbe poi comprendere delle storie che provino a:

              • Descrivere il proprio mercato di riferimento e il suo principale problema
              • Descrivere la (vostra) possibile soluzione del problema
              • Raccontare una storia concreta nella quale “tu” azienda hai risolto quel problema
              • Raccontare i benefici ottenuti dai vostri clienti una volta usata la vostra soluzione. Raccontare un caso di studio oppure far raccontare ai tuoi clienti la loro storia con te.

              Non dimenticare che tu (e anche io ovviamente) per esistere devi comunicare te e il tuo brand. Per farlo c’è bisogno che:

              • Il tuo brand (anche personale) debba rappresentare una sua specializzazione
              • Il tuo brand debba essere quindi associato a una categoria ben precisa e riconosciuta
              • Tu racconti i punti che hai in comune con il tuo pubblico (dove puoi essere utile e come)
              • Tu promuova anche gli altri (e il loro lavoro o riflessioni) … In questo modo promuoverai anche te stesso

              Parleremo di comunicazione e di brand anche nei prossimi appuntamenti di #EcommerceLAB. il primo in calendario è il 26 settembre a Foggia nel quale parleremo di negozio e marketing digitale di prossimità. Se vuoi e puoi partecipa. Prossimi appuntamenti a Taranto e in altre città italiane.

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