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la lunga marcia di Twitter

Forse non è il social più diffuso tra il grande pubblico, forse non è il primo social che ciascuno di noi va a controllare la mattina appena sveglio, ma è certamente il social attraverso il quale parlano i grandi della terra, le grandi testate giornalistiche, molte aziende, molte associazioni, molti account istituzionali di enti pubblici.

Twitter nasce come idea nel 2006 da alcuni membri di una società californiana che si chiamava Odeo; è nel 2007, però che Twitter si costituisce come azienda indipendente.

Se vogliamo citare alcune particolarità storiche della piattaforma social certamente possiamo citare la lunghezza del tweet che non poteva superare i 140 caratteri e l’invenzione dell’hashtag cioè di una parola o da una frase senza alcuno spazio preceduta dal simbolo # (cancelletto). L’hashtag aveva e ha lo scopo di rendere facile ed immediata la ricerca di uno o più contenuti collegati dallo stesso hashtag. 

Ad esempio scrivendo sulla piattaforma #Bari possiamo trovare tutti i contenuti collegati da questa parola, per cui diventa molto semplice inserire in un proprio tweet (post) l’hashtag desiderato e andarsi ad indicizzare secondo quella parola chiave.

Da qualche anno, per contrastare la concorrenza degli altri social network e per rendere meno complicato il suo utilizzo, la lunghezza di ciascun tweet è stata portata a 280 caratteri.

 Negli ultimi anni, e segnatamente negli ultimi mesi, la guerra tra grandi piattaforme, Google, facebook, Mondo Apple, ha fatto sì che anche Twitter cominciasse la sua lunga marcia verso una piattaforma più funzionale e con maggiori servizi.

Le concorrenti come Facebook (dalla quale sta nascendo l’ecosistema denominato Meta) e Google che ormai ingloba la maggior parte dei servizi che tutti noi utilizziamo ogni giorno, hanno cominciato a puntare in alto e un social come Twitter che, in fondo, da sempre aspira ad essere solo un social ha cominciato ad attivare una serie di servizi aggiuntivi che certamente lo aiuteranno a crescere nell’indice di gradimento del pubblico che tutti i giorni, in ufficio, in metro, in treno, in casa, passa parte del suo tempo a connettersi con il mondo attraverso i vari canali social e di messaggistica istantanea.

Proviamo ad elencare e ad illustrare brevemente alcune di queste nuove funzionalità.

Partiamo dalla fruizione dei video: Twitter ha annunciato di aver migliorato la visualizzazione dei video caricati sulla piattaforma garantendo prestazioni più elevate nella riproduzione grazie soprattutto a un migliorato back-end che garantisce dei video fruibili al meglio.  

La concorrenza, facebook docet, ha da tempo introdotto la possibilità di segnare il proprio apprezzamento sui social attraverso il tasto “mi piace” (like) e successivamente ha fatto in modo che il like potesse esprimere varie emozioni partendo dalle famose faccine che indicano sorpresa, pianto, indignazione eccetera. Al momento in Italia, su Twitter, è possibile mettere solo il “mi piace” cliccando sul cuore presente sotto ciascun tweet. 

Il social statunitense sta però testando in Turchia la possibilità di fare come i cugini facebook e Linkedin e scegliere tra più icone in grado di esprimere emozioni.

Altro intervento in fase di test è quello dell’algoritmo che regola l’apparizione dei post sulla propria bacheca e che oggi è praticamente definito e immodificabile. Se l’esperimento andrà a buon fine potremo visualizzare i post secondo una timeline con l’opzione di poter vedere i post sia dal più nuovo al più vecchio, che dal più vecchio al più nuovo. Ognuno potrà scegliere comodamente la propria modalità di fruizione delle informazioni pubblicate.

Per chi dei social fa anche una ragione di business, a cominciare da Twitter stesso, è in fase di test la possibilità che, nelle risposte ai tweet, possano essere visualizzati dei tweet promozionali. In pratica un post sponsorizzato proprio dove avviene una “conversazione”.

In questo modo la pubblicità apparirebbe in modo fortemente targettizzato. Un’ottima idea, sembra, ma bisognerà vederla in funzione e soprattutto bisognerà vedere se raccoglierà il favore del pubblico abituato a leggere conversazioni “pulite” senza pubblicità e se questa modalità porterà a quelle che i marketer chiamano “conversioni” (vendite, generazione contatti, ecc.).

Sono tante le novità in corso di realizzazione e che bollono in pentola e che avvicinerebbero Twitter agli altri social, ma siamo certi che siano fondamentali per questa piattaforma? 

Come dire: ogni social ha le sue peculiarità, il suo DNA. Facebook ha tra le sue: è il muro (la time line la bacheca) dove ognuno si racconta. Instagram è il luogo dove si guarda e ci si fa guardare, è il luogo dell’immagine. Linkedin è il social professionale e se si vuole avere contatti di business seri è forse l’unica piattaforma che soddisfa in questo senso. 

Non cito poi Tik Tok luogo prediletto dai giovanissimi, oppure Youtube la più grande community video del mondo e altra ancora.

Se però ci si vuole informare o si vuole esprimere una posizione “ufficiale” ed essere presi sul serio e in considerazione questo luogo è Twitter e, a mio modesto parere, questa resta la mission e la grande forza di questo social.

Pensiamo a quanto i social network, e in particolare Twitter, abbiano pesato durante la presidenza Trump e quanto siano stati rilevanti nel togliere voce all’ex presidente quando aveva debordato durante e dopo l’ultima campagna per la presidenza.  

I social hanno silenziato il Presidente più di qualsiasi tribunale o di qualsiasi corte e ad esclusivo ed insindacabile giudizio del board di questi colossi del web. 

Giusto ? sbagliato? Non so. Ma questa è un’altra storia.  

Da dove ti arrivano i contatti? SEO off site e digital PR.

Quelli bravi ti diranno subito che senza mirate e concrete campagne di advertising non arriverà mai nessuno sul tuo sito e che quindi sarai sconosciuto alla stragrande maggioranza della rete.

In gran parte è vero, ma è anche vero che se puntiamo tutte le nostre risorse su canali di advertising, ad esempio Google o social network, può accadere che ogni qualvolta stacchiamo la spina, spegniamo le nostre campagne gli accessi al nostro sito tornino miseramente a zero o giù di lì.

E’ quindi fondamentale che ci sia anche un posizionamento organico sulla rete e che, magari, ci siano siti che parlino di te e puntino alle tue pagine.

Questa attività di promozione del proprio sito attraverso altri portali sulla rete si chiama SEO off site e anche digital PR.

Questo non vuol dire disseminare la rete di link a caso da qualunque luogo essi arrivino. Significa lavorare nella generazione di relazione con altri portali e alla diffusione di contenuti a valore che in qualche modo (attraverso link mirati ad esempio) portino a voi.

Ad esempio si potrebbe scegliere di pubblicare un articolo che affronti uno dei problemi che voi risolvete con la vostra azienda dando informazioni utili sulla soluzione di quel problema e, senza eccedere, aggiungere qualche link che porti sul vostro sito. E’ molto importante scegliere chi deve ospitare i vostri contenuti, quanto più il sito è conosciuto o in target rispetto ai vostri clienti tanto più quel link avrà valore per i motori di ricerca e darà valore al vostro brand.

La SEO off site e la digital PR sono gratuite? Non credo che ci sia nulla di gratuito sulla rete. Per ottenere risultati bisogna investire.

  • Bisognerà avere qualcuno in grado di produrre contenuti, oppure incaricare qualcuno esterno alla vostra impresa di produrli.
  • Bisognerà investire tempo nella produzione di comunicati da inviare a giornali e potali di settore tra quelli più indicati per la vostra attività.
  • Bisognerà, in molti casi, acquistare spazi per la pubblicazione di article marketing, interviste, video interviste o webinar su portali di terzi
  • Bisognerà fare in modo che l’atterraggio sul vostro sito sia chiaro e senza deviazioni, per cui potrebbe essere opportuno creare delle landing page di atterraggio apposite. Non sempre portare alla home page può bastare.
Donneee! E’ arrivato l’arrotino! L’importanza di intercettare la domanda latente

Nei giorni scorsi mentre facevamo una riunione con dei colleghi per delle pianificazioni per dei nostri clienti e in strada sentiamo l’inconfondibile: “Donne!… è arrivato l’arrotino!…”.

Dopo un primo sorriso reale, abbiamo cominciato a disquisire dicendo lui si che “intercetta la domanda latente”. Non so chi ha bisogno di sistemare forbici, coltelli, altro, ma passando per strada intercetti tutti e tutte coloro che in quel momento non stavano pensando di sistemare le “lame” di casa, ma che all’urlo: “donne è arrivato l’arrotino” hanno subito pensato di approfittarne.

Per il marketing on line oltre che intercettare la domanda consapevole è molto importante intercettare la domanda latente quella cioè che non scaturisce da ricerche consapevoli e immediate che fanno emergere un’urgenza (necessità), ma quella che emerge “vedendo”, “incontrando” l’oggetto o il servizio desiderato facendo altro.

Tipicamente la domanda latente oggi la si intercetta sui social network, Facebook ad esempio, Instagram e altri ancora dove, per la maggior parte dei casi, le persone si intrattengono più per il “cazzeggio” (tempo libero, curiosità, passioni… ecc.) che per altro.

L’arrotino passando per le strade e urlando “Donne… è arrivato l’arrotino!” compie un’azione fondamentale e cioè: distoglie l’attenzione di chi evidentemente era in tutt’altre faccende affaccendato e lo porta sulla sua lunghezza d’onda… “L’arrotino? posso sistemare le mie forbici e i miei coltelli… “

La stessa cosa deve fare chi ad esempio pensa di attrarre l’attenzione su una propria sponsorizzata Facebook. Deve essere in grado di far distogliere l’attenzione del navigatore di Facebook da ciò che sta facendo e portarlo a guardare il proprio contenuto e di conseguenza ad interessarsene.

Una grafica e un copy ben fatti possono aiutare in tal senso.

Intercettare la domanda latente è quindi un ingrediente fondamentale del marketing digitale.

Insieme alla capacità di intercettare la domanda consapevole formano un connubio essenziale per chi pensa di fare affari on line.

Quanto vale vale la pena curare i propri lead?

I lead sono quei contatti di cui si è in possesso e che ben “nutriti” possono diventare clienti.

E’ bene investire in:
LEAD NURTURING (è l’insieme di attività che permette di curare, nutrire e alimentare i rapporti con i potenziali clienti)

  • Awareness/Conoscenza/Consapevolezza(far conoscere il brand utilizzando i vari canali)
  • Considerazione (contenuti che mirano a stimolare l’interesse dei potenziali clienti e stimolando la loro intenzione d’acquisto. Fare tesoro dei dati di engagement)
  • Conversione (Contenuti e azioni che mirano alla conversione. Offerte dedicate, pubblico segmentato)
  • Post di fidelizzazione (Contenuti e azioni che puntino a fidelizzare il cliente dopo l’acquisto)

Pochissime aziende si dotano di un processo organizzato e automatico per:

  • Generare lead (generation)
  • La cura dei lead (nurturing)
  • La classificazione dei lead (scoring)

Le cause:
Spesso risulta difficoltoso collegare tra loro piattaforme di web marketing e differenti sistemi di gestione dei clienti e dei contatti..

I lead generati dalle varie campagne e attività sui vari canali, caldi o freddi che siano, non vengono classificati e vengono così passati alla forza vendite senza alcun dato aggiuntivo: «freddi»

Problemi:

  • Si impiegano risorse per lead non qualificati
  • Non si riesce a gestire in modo adeguato i lead già qualificati

Quali passi si possono fare per “riscaldare” un lead prima di essere passato alle vendite?

Un esempio:

  • Si invita con un’email l’utente a scaricare un ebook
  • L’utente clicca sul link e scarica l’ebook
  • Successivamente l’utente riceve una mail per provare un vostro prodotto disponibile online
  • Dopo un po’ se il cliente ha partecipato alla vostra prova riceve un ulteriore messaggio che lo invita a scaricare un vostro listino/catalogo ed eventualmente a richiedere un preventivo
  • Il lead è passato alle vendite

5 esempi per la gestione dei lead:

Azione:

  1. Iscrizione a una newsletter
  2. Visita a una pagina di prodotto
  3. Download ebook o white-paper
  4. Acquisto di un prodotto
  5. Ritorno del cliente su una pagina prodotto

Esca:

  1. Invio di una mail di ringraziamento e benvenuto
  2. Invio di una mail promozionale, attivazione di una campagna di retargeting
  3. Invito a una demo
  4. E-mail per cross-selling o di richiesta recensione
  5. Invio di una mail con uno sconto personalizzato e relativo a specifico prodotto
Quanto è importante localizzare il tuo ecommerce per il business all’estero?

Localizzare un sito web significa avviare un processo che integri il sito per cultura, lingua e flusso informativo in un determinato territorio.

Localizzare però non significa tradurre il sito nella lingua necessaria. Bisogna andare ben oltre.

Bisogna identificarsi con il territorio ed essere identificati come autentici dal territorio dove si vuole operare…

Ecco in breve alcune attenzioni da porre in essere o di cui tener conto:

  1. Le lingue garantiscono che il brand sia più autentico rispetto a chi lo consulta e ne usufruisce.
  2. Una comunicazione corretta messa in campo consente di essere percepiti come attenti alla realtà locale dove si vuole operare. Ad esempio, banalmente, il formato adottato per comunicare una data, la conoscenza di usanze e festività locali aiuta gli utenti di un determinato territorio a sentirsi a proprio agio sul sito.
  3. Anche la configurazione dell’e-commerce (o del sito) come l’utilizzo della valuta giusta, i caratteri utilizzati, le modalità di pagamento e di consegna, non sono solo aspetti tecnici, ma parti fondamentali di un modo di approcciare i futuri clienti in modo corretto e “accogliente”.
  4. Da non dimenticare anche di inserire numeri di telefono facilmente raggiungibili, note legali per le norme vigenti in quel luogo, elementi che spieghino la sicurezza del sito sono elementi fondamentali per acquisire la fiducia dei vostri contatti/clienti.
  5. E’ importante inoltre che il proprio personale di marketing e vendite conosca bene il mercato locale e sappia interagire con esso.
  6. Utilizzare al meglio per analisi delle ricerche e per la SEO i motori di ricerca più usati sul posto (ad esempio Yandex in Russia)
  7. Una buona user experience anche nel sito tradotto risulta essere un altro elemento molto importante da mettere in campo.
  8. Un’ultima cosa: è chiaro che tutte le attività SEO che si pongono in essere per un sito in Italiano vanno poste in essere anche per un sito in inglese o in russo. Qual’è la domanda e quali sono le modalità di ricerca sulla rete; Come si muove la concorrenza, ecc. ecc. Sono cose di cui non si può non tener conto

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