Buongiorno a tutti e tutte, non credo di avere ricette utili a risolvere qualsiasi situazione, ma certamente mi sto ponendo il problema di come poter affrontare la fase due e le successive dopo una sbornia colossale di e-commerce e utilizzo della rete per vivere, lavorare e riempire le proprie giornate.
Le statistiche di vendita pubblicate da tantissimi, giornali, blog, portali e-commerce, ci dicono che gli italiani e non solo loro, non potendo uscire di casa hanno rivolto la loro attenzione all’unica “via d’uscita” che avevano in casa dall’inizio di marzo e fino ad oggi e cioè internet.
Dopo questo enorme periodo di chiusura o riduzione delle attività, come ne vengono fuori le aziende che sono state chiuse e che dal 4 e/o nelle settimane successive dovranno ripartire?
In questo periodo è chiaro che i marketplace l’hanno fatta da padrone, coloro i quali avevano già un ecommerce avviato e in grado di vendere lo hanno fatto abbastanza bene. Ma come ne vengono fuori coloro i quali come filiera di vendita avevano solo dei distributori e coloro i quali basavano i propri incassi solo sul proprio negozio e attività fisica?
Secondo me è su di loro, anzi con loro, che bisogna concentrarsi per capire come affrontare la fase 2 partendo da un presupposto o da un assunto:
- Gli italiani, anche quelli più restii a utilizzare la rete per risolvere i propri problemi quotidiani in questo periodo, gioco forza, hanno superato questo tabù e, pur se non continuando, una volta usciti di casa a comprare con lo stesso ritmo on line, cominceranno per forza di cose ad utilizzare la rete, magari provando qualche disagio a comprare sui portali dei grandi player e non trovando di fronte a sé, nell’acquisto, la sorridente espressione del proprio commerciante di fiducia.
Ma che si fa? Chi ha un’attività si deve piegare all’ineluttabile e deve abbandonare il campo ? Si deve buttare con tutte le sue forze nella nuova avventura on line?
Quindi, cosa si deve fare?
E’ un concetto che proverò a sviluppare anche in post e interventi successivi a questo ma secondo me:
- Il negoziante deve oggi affacciarsi alla rete, deve aprire il suo canale e-commerce, ma lo deve fare con quella che è la sua proposta di valore, a mio avviso:
- Il suo sorriso e la sua disponibilità: sempre rassicuranti verso i propri clienti
- La sua stretta di mano: cioè quella capacità di ispirare sempre e comunque quella fiducia che stata la sua arma vincente nel corso degli anni passati.
Cosa vuol dire tutto ciò? Vuol dire che:
- Deve diventare punto di riferimento sulla rete “come negozio di vicinato”, dove per “vicinato” oggi intendo più quello della vicinanza morale nei confronti del cliente (il famoso sorriso) che quello della vicinanza fisica (vicinanza a casa).
- Non è detto che tutta la vendita debba concludersi on line: si potrebbe concludere al momento della consegna, presso il cliente, o al momento della consegna presso il punto vendita (la famosa stretta di mano – sicuramente virtuale al momento)
In pratica c’è da reinventarsi senza arrendersi, c’è da pensare al futuro, come un futuro certamente difficile (specialmente nell’immediato), ma che se affrontato con i giusti approcci può aprire anche nuove strade al business.
Un piccolo cenno, ma il tema è enorme… In questo periodo per certi versi è il saltato l’anello della catena distributiva per le aziende che producono: alcune si sono fermate (quelle che dovevano), altre hanno cominciato a vendere direttamente ai consumatori… Un tema scottante che certamente farà parlare di sé sia tra i produttori che tra i distributori. Se vi va ne parleremo.