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Identità e Comunità, la forza di un brand

Fino a qualche tempo fa, spero non accada più, ogni aspetto di un progetto digitale e non solo era elaborato a parte e per suo conto.

Il Business Plan, se c’era, il brand (quasi sempre un marchio… un disegno), il design del sito (qualche volta riprendente i colori del logo o poco più), il content management system, le foto dei prodotti e così via…

Oggi non si può non pensare a un progetto come qualcosa di unico e ogni sua parte non come un qualcosa di isolato, ma come parte integrante del progetto stesso e con un ruolo specifico all’interno dell’ecosistema che si va a mettere in campo.

Proviamo a soffermarci sul brand. Cos’è e come ci si arriva l’ho già spiegato sul blog “Strategie di Ecommerce” per cui se volete approfondire non avete che da cliccare qui.

Oggi però voglio approfondire l’aspetto del ruolo che il brand può avere nel creare una comunità attorno all’azienda o al prodotto/ servizio che rappresenta.

Se il brand ha una sua “personalità” creerà facilmente attorno ad esso quella community di clienti che lo apprezzano perché un buon prodotto (azienda), ma anche che aspirano ad acquistarlo perché possedere quel prodotto è simbolo: o di professionalità, o di far parte di una certa categoria di persone, o di gente che se ne intende, o di gente sportiva e così via. Uno status symbol insomma.

In pratica il brand di prodotto o di azienda “iscrive” d’ufficio, se così possiamo dire, il cliente, il suo possessore a una comunità, a un’ élite, a un club esclusivo.  Un brand senza identità, senza una sua forte riconoscibilità, non potrà essere ricordato, non potrà scolpirsi nella mente di chi lo acquista.

Quando andremo a progettare un brand per l’azienda o la linea di prodotti che stiamo mettendo su, dobbiamo quindi pensare a un brand che abbia una sua identità.

Identità che sarà data dal suo disegno riconoscibile in tutte le possibili variabili cromatiche, magari semplice, pensate a Nike… un baffo… anzi “il baffo” ormai. Dietro al disegno però ci devono essere: la bontà del prodotto/servizio, la sua riconoscibilità, le persone che lo producono, le persone che lo utilizzano, l’idea di creare una community attorno ad esso, l’idea che chi lo usa “è differente”…

L’identità del prodotto quindi rafforzerà l’identità del cliente, lo renderà più importante, più riconoscibile, più efficiente…

Se un brand non trasferisce senso di appartenenza non sarà un brand. Immaginiamo Apple, la Vespa, la BMW, l’Alfa Romeo, eccetera. Non sono solo prodotti, sono una community che si distingue da tutte le altre dello stesso tipo. Un utilizzatore di MAC marcherà la sua differenza, un “alfista” difficilmente guiderà una macchina con un altro brand, e così via. (da Strategie di Ecommerce di ieri)

(i marchi citati sono registrati dai rispettivi proprietari)
Ecosistema web, come cominciamo in 7 mosse.

Al netto di tutta la parte legata alla fondamentale fase di analisi, di stesura del Business plan, di valutazione delle risorse a disposizione e del mercato, oltre a un’attenta valutazione su strumenti e uomini a disposizione del progetto, proviamo a dire, operativamente come cominciamo:

Mettiamo su la piattaforma software per il content management
Che sia un progetto di e-commerce, o un progetto web dovremo scegliere quale piattaforma CMS (Content Management System) fa al caso nostro, progettare l’albero del sito, procurarci i contenuti e inserirli facendo attenzione che siano pensati anche per una corretta indicizzazione nei motori di ricerca. Il sito va progettato anche in modo tale che garantisca una buona esperienza di utilizzo all’utente.

Creiamo il nostro profilo sulle varie piattaforme social prescelte.
Scegliamo le piattaforme più adatte al nostro progetto d’impresa sulla rete e agli obiettivi che si vogliono raggiungere. Ad esempio: Facebook, Twitter, Instagram e Linkedin.
Su Facebook creeremo la nostra pagina fan aziendale, di store o di prodotto. Su Twitter il nostro profilo, su Instagram la stessa cosa veicolando immagini evocative della nostra attività, della nostra produzione (ad esempio il prodotto base dei nostri prodotti… produciamo birra… che so.. il luppolo) e una pagina Linkedin aziendale. A proposito di Linkedin sarebbe opportuno che anche il personale aziendale e, soprattutto il management, siano presenti anche con profili personali su questa piattaforma per trasmettere l’idea che non c’è solo l’azienda… la Partita Iva, ma le persone dietro quella attività.

E’ fondamentale che i profili aziendali siano completi di tutte le informazioni: breve presentazione aziendale o di prodotto, tutte le possibilità di contattare l’azienda (sito, blog, e-mail, skype, telefono, chat, ecc.), tutti i link necessari a raggiungere più informazioni, tutti gli strumenti necessari affinché chi entra in contatto con l’azienda possa lasciare una traccia… una e-mail ad esempio, con un’iscrizione a una newsletter…

Condividiamo 
Condividiamo i contenuti nostri e di terzi senza avere remore se attinenti a ciò di cui ci occupiamo. Sono i contenuti che aiutano a creare contatti e relazioni.

Costruiamo Connessioni / Relazioni
Sulla rete bisogna andare alla ricerca di contatti. Su alcuni social, soprattutto a livello personale e non come azienda, è possibile andare a richiedere il contatto a chi pensiamo possa essere una persona interessata ai nostri contenuti o semplicemente interessante per ciò che scrive o pubblica. La pubblicazione e la condivisione dei contenuti, l’utilizzo degli hashtag o il taggare nei nostri post altri interlocutori può facilitare il contatto e la relazione che poi va coltivata e resa produttiva in qualsiasi senso noi vogliamo intendere la parola “produttiva”. Potremmo sintetizzare: Deve darci valore e noi dobbiamo dare valore.

Integriamo i vari canali tra loro (se lo riteniamo utile o valido per noi)
C’è la possibilità di connettere molti canali social e web (siti, blog) tra di loro. Se lo riteniamo utile ai nostri obiettivi facciamolo pure. Io resto comunque convinto che ogni canale digitale ha un suo linguaggio e una sua utenza e non sempre ciò che funziona in un canale funzionerà nell’altro. Questa però è una valutazione che dovete fare voi anche in base alle verifiche che andrete a fare nel tempo e al successo o all’insuccesso che avranno i vostri post su un canale piuttosto che su un altro.

Contenuti coerenti ai nostri obiettivi
Ovviamente non possiamo parlare del sesso degli angeli se questo non ha nulla a che vedere con il nostro business. Parleremo di questioni o direttamente connesse al nostro business o in qualche modo correlate. In ogni caso i nostri contenuti dovranno essere: interessanti, divertenti, simpatici, utili o in grado di trasferire valore (qualunque esso sia). Se saranno così risulteranno essere “virali”.

Siamo presenti (presidiamo i nostri canali) 
Se abbiamo messo su un ecosistema web e una serie di canali digitali questi vanno presidiati. Questo sia pubblicando contenuti che gestendo le interazioni che si andranno a creare con i vostri interlocutori. Canali digitali poco aggiornati o che non danno risposte ai propri interlocutori sono canali inutili e presto saranno abbandonati dalla vostra utenza che, a quel punto, risulterà essere solo “di passaggio”.

Buon lavoro !

…e se volete contattatemi !

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Per chi si è perso #EcommerceLAB ecco la registrazione video

Per chi si è perso lo scorso 27 giugno l’EcommerceLAB a Foggia, ecco la registrazione dell’evento. Per vedere i mio intervento portate il cursore al punto 2.12.15 del video.

Ecco l’elenco degli intervento dei miei colleghi.

L’intervento di Apertura è di Domenico Palma Valente
Per vedere il secondo intervento di Gianluca Molinaro portate il cursone al punto 51,00 del video
Per vedere l’intervento di Raffaele Tortora portate il cursone al punto 1.16.18 del video
Per vedere l’intervento di Giuseppe Cristofaro portate il cursone al punto 2.51.00 del video
Per vedere la chiusura di Domenico Palma Valente portate il cursone al punto 3.25.00 del video.

 

Clicca qui per vedere il video

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