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La rete, l’espressione democratica e la partecipazione democratica

foto de "il Mattino di Parma"L’avvento di Grillo e il successo del 5 Stelle nonché una mitizzazione dei social network  negli ultimi anni da parte dei media più tradizionali quale Tv e stampa, hanno creato nell’immaginario collettivo e in molti commentatori politici, e non solo politici, la convinzione che esista una sorta di soggetto terzo con il quale interloquire oltre che con i cittadini.

Questo soggetto terzo si chiama (o viene chiamato) “la rete” (internet in pratica) e viene considerato una sorta di soggetto collettivo in grado, da solo quindi, come soggetto, di rappresentare istanze, di far trapelare opinioni, di poter essere esso stsso espressione democratica.

Un po’ come dire “la piazza”, “il popolo”, “la gente”.

L’avvento di internet e dei social network in particolare sono stati e sono una grande occasione per aumentare e diffondere la conoscenza dei fatti, di consentire e moltiplicare spazi di espressione, di condividere e contrastare spazi di pensiero ed espressione fino ad oggi impensabili.

Internet, il web 2.0, consente oggi quello che potremmo definire un enorme e importantissmo luogo di espressione democratica, un luogo in cui chiunque, anche senza essere un grande leader o avere grandi mezzi a disposizione può esprimere un proprio parere, far conoscere il proprio disappunto, promuovere una partecipazione più attiva alla cosa pubblica.

Ma da qui a dire che attraverso la rete si ha “la partecipazione democratica” ce ne passa. Consentire la partecipazione democratica vuol dire che io consento a tutti di esprimere un proprio parere, o addirittura un proprio voto senza barriere di alcun genere. Per quanto tecnologicamente questa cosa sia possibile teoricamente oggi, nella pratica non lo è. Tra l’altro, è vero che la partecipazione è libertà di partecipare o meno a un evento, ma quest’azione si può definire democratica solo e se consente a tutti (a chiunque lo voglia fare, anzi, meglio, a chiunque è chiamato a farlo) di partecipare.

Oggi la partecipazione democratica dei cittadini italiani è garantita (con tutte le storture del caso nelle quali non mi addentro) dal voto, dalla possibilità di votare dei partiti che a loro volta (con il “porcellum”) sostanzialmente nominano i loro rappresentanti… Non è il massimo, ma questa è la democrazia che abbiamo.

Dire che tale democrazia può essere sostituita, o è meno leggittimata, da una consultazione libera on line è un falso intellettuale oltre che tecnologico.

“La rete”, sono il primo a dirlo, è uno stupendo strumento di espressione democratica, un luogo, come detto dove sono liberissimo di esprimere e far condividere ad altri un mio parere, un po’ come in una piazza moltiplicata (volendo e sapendo) all’infinito.

Attraverso la rete le città possono raccolgiere i pareri dei propri cittadini, divulgare documenti, ascoltare e accogliere istanze, chiedere idee e tanto altro ancora, ma se si vuole che tutti i cittadini si esprimano non c’è altro strumento che il voto (referendum o elezioni politiche ed amministrative). Questo a prescindere da quale tecnologia o strumento di voto si voglia mettere in campo.

“Io Stato” ho il dovere di garantire la partecipazione democratica di tutti i cittadini, quindi fino a quando ci sarà anche un solo cittadino non in grado di votare per via elettronica o via web io ho il dovere di montargli il seggio, di fornirgli la matita e la scheda elettorale.

Paragonare poi, oggi e sottolineo oggi,  l’esito di una consultazione on line (che altro non è che un sondaggio non scientifico) con un esito elettorale ce ne passa.

Allora benissimo i 5 stelle nel coinvolgere i cittadini nella partecipazione alla politica attraverso la rete e sarebbe bene che anche gli altri partiti imparassero a farlo, ma da qui a dire che nella “rete” (un po’ come nel Verbo) risiede la verità ce ne passa…

Un’ultimissima notazione, quando come formatore parlo ai più di rete, web 2.0, social network dico sempre che la prima dote di chi vi si affaccia ai social è la capacità di ascolto

Ebbene è proprio quella che è mancata e ancora manca alla classe politica italiana sia essa on line sia essa off line…

Michele Dell’Edera

 

#Turboblogging un po’ per noia un po’ come l’uovo di Colombo

turboblogging1Come si può parlare di ricerca e di innovazione nel chiuso di una stanza e far sapere tutto al mondo ?

Secondo me lo staff della Rete Alta Tecnologia dell’Emilia-Romagna che doveva lavora a un’idea per mettere su un evento per la “fabbrica dell’innovazione” ha fatto la sua prima riunione seduta vicino a uno stagno e mentre qualcuno enunciava parole del tipo “l’incontro della tecnologia, della ricerca e bla e bla e bla…” qualcun altro preso dalla frustrazione e dallo sconforto ha cominciato a tirare sassolini nello stagno e qualche onda ha cominciato ad ampliarsi attorno al punto di impatto del sassolino… Effetto conosciuto. Ma poi sempre qualcun altro un po’ per passare il tempo un po’ per rompere le scatole al primo ha cominciato a tirare ulteriori sassolini in un altro punto dello stagno cominciando a creare altre onde che un po’ si fondevano, un po’ ingrandivano, un po’ andavono a contrapporsi alle onde  prodotte dal primo. E pian piano, quasi senza rendersi conto conto un po’ tutti hanno cominciato a tirare sassolini nello stagno e sempre più i cerchi concentrici dei sassolini si intrecciavano come e più dei cerchi olimpici.

Qualcuno allora ha detto: “fermi tutti e se coinvolgessimo dei blogger ?”. In fondo essi sono come i sassolini creano onde, tag e hashtag che si intrecciano con quelli degli altri… per diffondersi un po’ poi dapperttutto…

E così è nato #Turboblogging. Un po’ per noia attorno a uno stagno, un po’ come l’uovo di Colombo.

Veramente una grande idea !

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