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I SOCIAL NETWORK IN AZIENDA, SI CRESCE IN QUANTITA’

Anche le piccole imprese si avvicinano ai social network (ai social media per chi preferisce questa accezione), cominciando ad utilizzarli.

Secondo quanto pubblicato su “Il Sole 24 Ore” da Luca Conti, che prende i dati da una ricerca di IULM di prossima pubblicazione, la percentuale di piccole imprese, che, nel giro di un anno, hanno cominciato ad utilizzare i social media, è passata dal 9,8% al 43%.

Un vero e proprio balzo in avanti visto che fino ad un anno fa, quando parlavi di Social, nelle aziende ti guardavano un po’ straniti e pensavano che tu gli stessi proponendo una sorta di passatempo, mentre loro avevano cose serie da fare.

Nel giro di un anno le cose sono cambiate e ormai sono tantissime le aziende che, o con il fai da te, o con l’ausilio di consulenti ed esperti del settore, iniziano questa loro avventura 2.0.

Il problema di fondo, però, resta sempre lo stesso e cioè con che livello di qualità e con quale capacità di creare valore le aziende affrontano questo nuovo cammino sul web.

La definizione degli obiettivi resta sempre o quasi una chimera, quasi che l’obiettivo vero della presenza sui social media sia “l’iscrizione” al social piuttosto che l’azione sullo stesso. Poca programazione quindi, ma anche poca capacità di monitorare i dati e di fortificare e “fidelizzare” le relazioni.

Una qualsiasi presenza sul web, comunque, deve portare a dei risultati. Altrimenti è come andare in mare senza motore, senza vela e senza remi. In pratica alla deriva.

La rotta invece deve essere stabilita e, se parliamo di PMI, ancor più che di grandi aziende, le valutazioni che vanno fatte sono anche quelle sul tipo di mercato di riferimento e sulla geolocalizzazione del mercato di riferimento. In pratica a chi e dove vendo.

Oggi il web 2.0 dà tantissimi strumenti in tal senso e, sempre di più gli strumenti a disposizione puntano anche alla geolocalizzazione delle realtà business e dei clienti. Il tempo poi non è più relativo, anzi, con l’implementazione della Timeline, Facebook, ad esempio, ha voluto cominciare a farci dire non solo “cosa faccio”,  ma anche “dove” e “quando” lo faccio.

Contestualizzare le azioni, per renderle “reali”. Il tempo e i luoghi sono aspetti fondamentali che vanno a dare altre unità di misura a una dimensione che è sempre meno virtuale e sempre più reale o, se volete, sempre più di “realtà digitale”.

E il confine tra reale e virtuale si assottiglia, così, anche il business dovrebbe tirarne fuori dei vantaggi.

(se volete ne parliamo a SMAU Business Roma, al mio workshop)

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