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IL TASTO “MI PIACE” VIOLA LA PRIVACY ED E’ IL TRIONFO DELL’IPOCRISIA !

Che gli utenti vadano tutelati dai possibili tranelli che la rete riserva è un dato da tener conto e da non trascurare. Alle volte però ho l’impressione che vi sia un eccesso di zelo, una voglia di visibilità e una non conoscenza della rete, che prendono il sopravvento sul buon senso.

Partiamo da un dato credo dal quale tutti dobbiamo partire: chi sta sui social network pretende da chi gli sta di fronte (on line) lealtà, trasparenza, chiarezza nelle proprie informazioni personali e/o aziendali, foto reali della persona, non utilizzo di avatar e alias, ma utilizzo del vero nome e cognome.

E’ chiaro che qualcuno disattende questa sorta di codice del social networking, ma se viene beccato è messo alla berlina e finisce presto di esistere per il web.

Chi entra nei social network quindi sa benissimo che cede una parte di sovranità sui suoi dati personali a vantaggio degli altri utenti… avendo in cambio cosa ? Altre informazioni, altre opportunità di contatto, utilità, premi.

Del resto perché i social network stanno avendo molto più successo rispetto ai vecchi gruppi di discussione, ai vecchi forum ?

Perché ciascuno di noi, ciascun utente ci mette la faccia, si gioca la sua reputazione. E la reputazione si gioca e si mette in gioco anche assumendosi le proprie “responsabilità virtuali” e cioè andando a cliccare o meno sul tasto “mi piace” di un’azienda, di un prodotto, di un’associazione, di una causa eccetera eccetera.

Fare come in Germania, sperando che la cosa non venga emulata presto anche in Italia da qualche giudice solerte (…e a caccia della prima pagina),  mettendo fuori legge il tasto “mi piace” per violazione della privacy  è un esercizio di ipocrisia che, dal mio punto di vista, non ha eguali.

Quante volte nella nostra giornata siamo tracciati : Carta di credito, bancomat, Telepass, varie fidelity card, mobile internet, connessioni alle varie cellule telefoniche con i nostri cellulari,  partecipazione a concorsi, autovelox, accessi alle aree urbane, accesso a parcheggi e chi più ne ha più ne metta.

La nostra è un’identità elettronica e le nostre informazioni in essa contenute sono a disposizione di (dopo che noi volontariamente ne abbiamo accettato le regole)  tutti coloro ne hanno il diritto di utilizzo.

E’ chiaro che vi è anche un utilizzo abusivo o fraudolento e questo va combattuto, ma nel caso di Facebook e dei social network in genere sono io che scelgo di iscrivermi sono io che decido quali informazioni condividere e quali no, sono io che clicco su “mi piace”.

Io non so perché partono certe campagne, quello che so è che, al momento, è molto più democratico e alla portata di qualsiasi azienda farsi preferire con i social network che utilizzare altri canali per acquisire gli stessi dati, magari in mano a qualche banca o qualche finanziaria solo perché inconsapevolmente abbiamo barrato qualche casella nella stipula di un mutuo o di un contratto.

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