AZIENDA SOCIAL ? C’E’ BISOGNO DI FORMAZIONE
Se è vero, come stiamo affermandoda un po’, che oggi il mercato (o parte di esso più precisamente) corre sulla rete è anche vero che le aziende (o buona parte di esse) non possono far finta che la rete non esista.
E se è vero questo è anche vero che la rete oggi più che chiamarla Worl Wide Web bisognerebbe chiamarla World Wide Social.
Quella che fino a ieri era una comunità solo perché condivideva un “medium”, cioè usava da utente uno stesso sistema di comunicazione oggi è una comunità in quanto condivide pensieri, profili, luoghi, acquisti, sensazioni, foto, video e chi più ne ha più ne metta.
In questa comunità l’azienda mediamente dinamica ci deve essere e come abbiamo detto per esserci deve “divenire social”.
C’è una professione che oggi si sta diffondendo sempre più, non senza difficoltà, questa è il Community Manager o come lo chiamano alcuni il Social Media Manager. Ma tutte le aziende ne hanno bisogno ? Tutte le aziende se lo possono permettere ?
Non credo. Però è certo che sui social non si può sbarcare nè all’avventura, nè senza aver fatto prima tutte le valutazioni e la formazione del caso.
Direi che l’azienda, per diventare social non deve aprire profili su tutti i social network possibili e immaginabili, ma deve capire prima in che mondo si va ad infilare.
Il Community manager a mio avviso, oltre a poter fornire all’azienda una consulenza continuativa, potrebbe anche essere usato solo per la fase di start-up e per la formazione del personale dell’azienda che più che imparare strumenti dovrebbe interiorizzare una filosofia, dovrebbe cioè fare delle scelte consapevoli con i propri uomini.
La formazione quindi è da pensarsi non tanto dal punto di vista tecnico e tecnologico, ma deve essere un vero e proprio percorso che conduca alla trasparenza, al coraggio di colloquiare con i propri clienti senza segreti, al pensare ai clienti più come partner che come clienti, cioè come semplici produttori di fatturato.