Non credo riuscirò ad esprimere con senso compiuto il pensiero su quello che è stato per me uno dei più grandi papi della storia: Giovanni Paolo II.
Lo dico un po’ perché mi ha accompagnato in gran parte della mia vita, dai 14 anni e fino a qualche anno fa, e perché l’ho incontrato tante volte che mi è sembrato e mi sembra un mio parente, direi quasi mio padre.
Da quel lontano 1985 quando andai a Roma da Scout al suo primo incontro con i giovani di tutto il mondo, a quando poi ho acquistato tutti i quotidiani italiani nell’estate 1986 quando ai “Piani di pezza” (Rocca di Mezzo)incontrò i rover e le scolte dell’Agesci camminando a piedi in una piana grandissima incontrando tutti i ragazzi, a quando lo incontrai a Foggia allo stadio Zaccheria, a San Severo, a San Giovanni Rotondo e ancora tante volte a Roma durante il mio viaggio di nozze Leggi il blog
Tutti ormai sapete che la scorsa notte, nella sala UPS di Aruba, c’è stato un incendio che ha mandato in tilt la server farm di uno dei più grandi ISP italiani.
Oltre che per il numero enorme di siti (si dice che siano 1 milione e mezzo), domini e posta elettronica (5 milioni di caselle) non funzionante che ha mandato in fibrillazione, questa mattina, blogger, aziende, portali di informazione, la notizia si è diffusa in maniera esponenziale sui social e, in particolare, su Twitter. Molti gli aggiornamenti sulla situazione e anche tantissime le critiche piovute sull’azienda e sul sistema internet italiano. Leggi il blog
Gira da qualche giorno sulle tv italiane lo spot di Activia, sempre con Alessia Marcuzzi e Geppi Cucciari, nel quale nel solito dualismo tra il “gonfiore” della Cucciari e la risoluzione del problema già trovata dalla Marcuzzi, si lanciano nuovi gusti di prodotti lanciati sul mercato dalla Danone attraverso una scelta effettuata dai consumatori attraverso Facebook.
Dopo il Blog della “Mulino Bianco”, di qualche anno fa, lo spot di Activia è praticamente quello più web 2.0 e più social.
Certamente al passo con i tempi comunque, tempi che, dal modo come passa lo spot avvicineranno pubblico più giovane al consumo di Yogurt. Il che non è un male.
Per cercare di capire quale possa essere l’immagine visiva che potrebbe fare una certa chiarezza nelle nostre menti rispetto al Social CRM potremmo dire che dovremmo dare spazio a due immagini: l’imbuto e il setaccio.
L’imbuto, quasi sempre nel mondo del Business, ha un’accezione negativa perché indica una strettoia nella quali si vanno ad infrangere i processi aziendali, in realtà in questo caso possiamo dire con estrema tranquillità che non lo è se cominciamo ad immaginarlo come “un convogliatore di informazioni verso un unico contenitore”. In questo caso, l’unico contenitore, potrebbe essere il CRM aziendale nel quale verrebbero convogliate tutte le informazioni relative ai clienti tali e potenziali di un’azienda Leggi il blog
Sono state pubblicate, anche dal sito dedicato a SMAU Roma, le slide che abbiamo presentato io e la mia collega Chiara Albanese al Workshop dell’Arena Marketing Trends dal titolo: “Il cliente al centro del business: Social Network e CRM“.
Per chi vuole può andare a darci un’occhiata cliccando qui.
Intanto mi sto preparando alla tappa padovana di SMAU (4 e 5 maggio) dove, il 5 maggio alle 11, sempre in Arena Marketing Trends, presenterò, in collaborazione con i miei colleghi di Gruppo Asernet, un ulteriore approfondimento rispetto a quanto trattato a Roma.
In un mondo fatto di chiasso, di notizie urlate, di trasmissioni urlate, di pubblicità rumorose e colorate non vi è dubbio che forse si nota di più chi tace che chi urla. Chi urla non è altro che un rumore aggiunto, chi tace è uno che subito si nota per il suo silenzio assordante.
E ‘ sicuramente da questo assunto che sono partiti i pubblicitari di una nota marca di abbigliamento e jeans che sta girando, sulle varie TV e, in particolare, nei brevi intervalli delle partite di calcio.
In particolare lo spot si fa notare perché appare ad immagine fissa con il solo marchio scritto in rosso su sfondo bianco gettando nel silenzio assoluto i telespettatori per una serie interminabile di sencondi che non so quantificare forse proprio perché silenziosi. Leggi il blog
Se è vero, come stiamo affermandoda un po’, che oggi il mercato (o parte di esso più precisamente) corre sulla rete è anche vero che le aziende (o buona parte di esse) non possono far finta che la rete non esista.
E se è vero questo è anche vero che la rete oggi più che chiamarla Worl Wide Web bisognerebbe chiamarla World Wide Social.
Quella che fino a ieri era una comunità solo perché condivideva un “medium”, cioè usava da utente uno stesso sistema di comunicazione oggi è una comunità in quanto condivide pensieri, profili, luoghi, acquisti, sensazioni, foto, video e chi più ne ha più ne metta.
In questa comunità l’azienda mediamente dinamica ci deve essere e come abbiamo detto per esserci deve “divenire social”. Leggi il blog
Non c’è verso più ci penso e più mi convinco che un’azienda se vuole entrare nel mondo dei social, se vuole lavorare in un certo modo deve convincersi a cambiare un po’ di cose al suo interno.
Innanzitutto cominciamo con il dire che già la mia frase è sbagliata: “se vuole entrare nel mondo dei social”.
Un’azienda (salvo alcune eccezioni che pure esistono) oggi se vuole non tralasciare una grossa fetta dei suoi clienti o potenziali tali “deve” avere una presenza sui social network. Leggi il blog
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