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I SOCIAL NETWORK NELLE EMERGENZE, C’E’ BISOGNO DI UNA RIFLESSIONE

di Michele Dell'Edera Feb 13, 2011

Uno studio effettuato da “Mashable” dimostra che nelle emergenze è aumentato ed è di fondamentale importanza l’utilizzo dei Social Media.  Del resto le ultime questioni legate all’Egitto e alla Tunisia  lo dimostrano profondamente. Anche del terremoto in Abruzzo si è saputo qualche secondo dopo la scossa via Facebook e Twitter.

Si è diffusa ormai la convinzione, da parte di tutti, che i social media,  in tempi di crisi, come è avvenuto anche durante le elezioni in Iran nel 2009 quando le notizie di ciò che avveniva in quel paese arrivavano soprattutto grazie a Twitter. Più di recente oltre alle crisi internazionali c’è stato un forte utilizzo dei mezzi di comunicazione via Internet e dei social media anche per il terremoto in Haiti.

La domanda è: Per quanto riguarda altri tipi le catastrofi naturali, le azioni criminali, le crisi possono essere usati i social media con buoni risultati ?

Nel 2009, due ragazze intrappolate in un canale di deflusso delle acque piovane hanno utilizzato Facebook per chiedere aiuto, piuttosto che chiamare i servizi di emergenza con i loro telefoni cellulari. Le autorità americane sono preoccupate, al momento, per questo tipo di utilizzo perché avrebbe dovuto essere più immediato telefonare che utilizzare Facebook.

Tuttavia, secondo una nuova ricerca effettuata dalla Croce Rossa americana, Congressional  Management Foundation e  altre organizzazioni, i social media potrebbero avere un ruolo più ampio e più “organizzato” in caso di emergenza. Ultimamente infatti quasi la metà degli intervistati in un recente sondaggio hanno detto che utilizzerebbero i social media in caso di disastro per far conoscere ai parenti e gli amici la loro situazione.

Una riflessione del genere ovviamente non può che portare a pensare, forse anche in Italia, che le strutture che svolgono attività emergenziale (Croce Rossa, Protezione Civile, Corpo Forestale, forze dell’ordine, ecc.) dovrebbero avere dei propri riferimenti sul web (sui social media) e questi riferimenti (pagine o gruppi che siano) dovrebbero essere presidiati e avere la possibilità di verificare sul campo le segnalazioni… Una cosa difficile, ma da non scartare per evitare che, soprattutto i giovani, trovandosi in difficoltà, lancino on line il loro grido di emergenza e questo grido si trasformi nella classica bottiglia lanciata nell’oceano con un messaggio…  Questo semplicemente vorrebbe dire: “arrivare tardi”.

di Michele Dell’Edera

Per consultare l’articolo originale:
http://mashable.com/2011/02/11/social-media-in-emergencies/

 

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